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Camorra

Agguato in pieno giorno a Barra, ucciso l’autista dell’emergente ras

Ipotesi epurazione interna: era uno dei fedelissimi del nipote del boss Aprea

Agguato in pieno giorno a Barra, ucciso l’autista dell’emergente ras

Nella foto via Suo Maria della Passione Beata, la scena del delitto; nel riquadro la vittima Salvatore Borriello, 26 anni

NAPOLI. Un agguato eclatante, teso alla luce del sole, per colpire dritto al cuore la cosca egemone a Barra. Ieri, poco prima di mezzogiorno, un commando di killer è entrato in azione in via Suor Maria della Passione Beata: a perdere la vita, centrato da due colpi di pistola che l’hanno centrato al torace e a un’ascella, è stato il 26enne Salvatore Borriello, specialista dello spaccio di droga, già da alcuni mesi nel radar delle forze dell’ordine per la sua pericolosa vicinanza all’emergente ras Francesco Relli, nipote del boss detenuto Giovanni Aprea, alias “punt ’e curtiello”.

Conosciuto negli ambienti criminali con l’alias di “’o pirata”, Borriello è stato trasportato d’urgenza al pronto soccorso dell’Ospedale del Mare, ma nonostante il tempestivo intervento dei sanitari per lui non c’è stato nulla da fare. Le indagini sul delitto sono state affidate ai poliziotti della Squadra mobile e dell’Ufficio prevenzione generale, che già da ieri stanno lavorando incessantemente per cercare di risalire alle identità dei responsabili.

La strada resta però al momento tutta in salita. Nonostante l’agguato si sia consumato in una strada piuttosto centrale e molto vicina al sempre trafficato corso Sirena, per ora non ci sarebbero testimoni che hanno assistito al raid. Un aiuto potrebbe forse arrivare da alcune telecamere di videosorveglianza presenti nella zona, ma i sicari, stando a quanto trapelato, avrebbero agito con i volti ben nascosti da caschi e scaldacollo.

Si scava intanto nel passato di Salvatore Borriello, che già nel 2021 era finito sotto tiro. La svolta sul caso era arrivata ad aprile, quando le indagini sul ferimento dell’innocente Federica Mignone hanno portato all’esecuzione di quattro fermi. In manette erano così finiti i responsabili di un raid che solo per un puro caso non si era tramutato in una strage.

I sicari, tutti giovani rampolli del clan Aprea, non avevano infatti esitato a far fuoco nonostante le numerose persone presenti al momento dell’incursione. Dietro le sbarre, incastrati soprattutto grazie alle immagini catturate da alcune telecamere della zona, erano così finiti Luigi Aprea, detto “Gennaro ’o lione”, figlio del boss Ciro Aprea, Vincenzo Aprea, Giovanni Aprea e Fabio Falco.

L’inchiesta aveva consentito inoltre di individuare il vero obiettivo dell’agguato: il giovane pregiudicato Salvatore Borriello, che pochi giorni dopo, al termine di un inseguimento show, venne poi a sua volta arrestato per droga. Reato che già in precedenza l’aveva visto protagonista.

Come all’epoca del primo agguato, gli inquirenti antimafia sospettano che Borriello “’o pirata” possa essere entrato in rotta di collisione con qualche pezzo da novanta del clan Aprea. Un scontro, dunque, tra giovani e vecchie leve, che potrebbe aver portato al suo assassinio.

Un’epurazione interna, maturata nonostante la sua vicinanza al giovane capozona Francesco Relli, nipote del boss detenuto “punta ’e curtiello”, in compagnia del quale è stato più volte controllato di recente e di cui sarebbe stato l’autista.

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