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L'anniversario
16 Novembre 2025 - 15:50
Vito Amendolara
«Le nostre scelte quotidiane nell’alimentazione non sono neutre, possono generare salute o comprometterla: abbiamo l’obbligo di compiere un atto di responsabilità verso noi stessi e le nuove generazioni. La Dieta Mediterranea - che oggi “compie" 15 anni - è un patrimonio che può costruire salute e futuro e il rapporto della commissione Eat-Lancet 2025, composta da 70 esperti di 35 Paesi, sui sistemi alimentari sani, sostenibili ed equi, sottolinea che i modelli alimentari equilibrati sostenibili e culturalmente radicati, sono la strada maestra da seguire».
Così Vito Amendolara, presidente dell’Osservatorio Dieta Mediterranea, a distanza 15 anni (16 novembre 2010) dal riconoscimento Unesco che la iscrisse nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità, riconoscendola come un modello universale capace di unire salute, cultura, ambiente e convivialità.
Il presidente dell’organismo costituito da Università Parthenope di Napoli, Ordine Nazionale dei Biologi, Ciheam di Bari e Uni-Ente nazionale di normazione, ribadisce che lo stile di vita mediterraneo resta la risposta «più attuale a malattie croniche, cambiamento climatico e perdita di identità culturale».
«Dal 16 novembre del 2010 molto è cambiato - aggiunge Amendolara - il mondo corre più veloce, le abitudini alimentari si sono globalizzate e il consumo di cibi ultraprocessati è cresciuto esponenzialmente, incrementando il rischio di obesità infantile del 30/60% e riducendo la qualità nutrizionale».
Eppure, proprio in questo scenario, la Dieta Mediterranea «appare più attuale che mai perché non è una dieta, ma uno stile di vita: stagionalità, biodiversità, attività fisica quotidiana, convivialità, rispetto delle tradizioni locali, sobrietà, tutela della salute umana e del pianeta, sono i cardini fondanti».
Amendolara ricorda che essa è ricca di alimenti vegetali come cereali integrali, frutta e verdura, legumi, frutta a guscio; prevede consumo di pesce e di carne bianca preferita a quella di carne rossa, e le uova, il latte e l’olio extravergine di oliva completano una gamma di prodotti, necessari a mantenere l’equilibrio nutrizionale.
Nel rapporto Eat-Lancet 2025 si sostiene che l’adozione da parte della popolazione mondiale di una dieta definita “Planetaria" «che di fatto incarna la filosofia insita nel modello alimentare e nello stile di vita declinato dall’Unesco nella Dieta Mediterranea» - sostiene il presidente dell’Osservatorio - potrebbe prevenire circa 15 milioni di morti premature all’anno e, allo stesso tempo, si potrebbero ridurre di oltre la metà le emissioni annuali di gas serra derivanti dai sistemi alimentari.
La fotografia globale tracciata dal rapporto «sembra una fotocopia di ciò che accade nel nostro Paese». Ma l’Italia «possiede già il modello alimentare che il mondo indica come riferimento per il futuro, ed è da tempo riconosciuto». «Ironia della sorte, questo dono regalatoci dall’Unesco, è gradito solo al 5 per cento degli italiani adulti che segue pienamente la Dieta Mediterranea».
Un patrimonio che «il mondo ci invidia e che rischiamo di perdere in assenza di una consapevolezza che deve essere riattivata: essa resta centrale nelle scelte quotidiane delle famiglie, delle scuole, delle comunità, dell’intero Paese».
Conclude Amendolara: «L’augurio che l’Osservatorio Nazionale fa alla Dieta Mediterranea nel suo quindicesimo anno di Patrimonio Unesco, è che quest’ulteriore Rapporto rappresenti un forte richiamo all’azione e ad un protagonismo collettivo che riaccenda in tutti la consapevolezza».
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