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Fuorigrotta
17 Novembre 2025 - 08:17
NAPOLI. A Fuorigrotta piste ciclabili pericolose, incomplete, poco utilizzate e spesso sommerse dai rifiuti non incoraggiano l’uso della bicicletta. E gli incidenti non riguardano solo questo quartiere. Le piste ciclabili avrebbero dovuto rappresentare un passo avanti verso una mobilità più moderna e sostenibile.
Ma secondo molti residenti, l’effetto è stato opposto, e invece di migliorare sicurezza, fluidità e vivibilità, hanno contribuito a creare nuove criticità riscontrate ogni giorno da chi vive e attraversa il quartiere. Spesso sono percepite come un ostacolo in più in una zona già congestionata, complessa e densamente popolata.
È il caso di via Giulio Cesare dove la nuova pista ciclabile è ancora in fase di completamento, o di viale Augusto, dove l’intervento anni fa ha portato al restringimento della carreggiata, generando minore fluidità del traffico e riduzione dei posti auto. Criticità analoghe si registrano anche in molte altre zone come viale Kennedy, via Beccadelli, via Labriola, via Diocleziano.
A Soccavo il percorso ciclabile, realizzato in un contesto urbano inadatto, risulta poco sicuro e inutilizzato. I residenti le percepiscono come insicure e pericolose. E il fenomeno non riguarda solo Fuorigrotta, ma anche il Vomero, con incidenti anche mortali sulle strisce pedonali.
Ieri, in occasione della Giornata Internazionale delle vittime della strada, una manifestazione promossa dal comitato “Napoli città 30” insieme a tante associazioni impegnate nella mobilità sostenibile, per chiedere interventi infrastrutturali per garantire sicurezza agli utenti della strada, al grido di “Non chiamateli incidenti” con raduno delle bici in Galleria Principe di Napoli e pedalata nelle strade della città con ritrovamento in piazza Municipio davanti al Comune.
Troppe le vittime della strada - secondo le associazioni – per eccesso di velocità e per violazione del codice della strada. «Servono davvero le ciclabili?» si chiedono i residenti. La progettazione appare frettolosa, poco ragionata e non integrata con le esigenze reali del territorio, né con le abitudini del quartiere.
Non rare le segnalazioni di incidenti “sfiorati” o reali, causati da ciclabili. In altri casi, la linea ciclabile attraversa esercizi commerciali, uffici, uscite di garage, fermate degli autobus o tratti dove la visibilità è scarsa. Insomma un mix che crea tensione e rischi continui. Come quella di via Diocleziano realizzata sul marciapiede.
«Qui si è limitato molto il passaggio dei pedoni e soprattutto di mamme con passeggini, ma si mette a rischio anche l’incolumità personale di disabili in carrozzina e possibili conflitti con i ciclisti» denunciano i residenti. A fare da cornice il degrado: sacchetti, ingombranti, cartoni, scarti di potatura, che finiscono per diventare non solo un problema estetico, ma soprattutto un pericolo per chi pedala: schivare rifiuti o detriti aumenta il rischio di cadute e di collisioni con veicoli in transito.
«Sembra Baghdad, con tutti questi rifiuti. Più che criticare la pista, per la quale ci vuole un po’ di tempo per capire se è idonea, occorre risolvere la questione che riguarda i rifiuti lasciati ovunque intorno le campane, o anche sulle corsie» - sottolineano alcuni residenti.
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