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17 Novembre 2025 - 08:20
Nei riquadri la vittima Salvatore Borriello “’o pirata” e l’amico Francesco Relli, nipote del boss detenuto Giovanni Aprea “punt ’e curtiello”
NAPOLI. Corsa contro il tempo per stanare i killer di Salvatore Borriello, alias “’o pirata”. All’indomani dell’agguato mortale testo in via Suor Maria della Passione Beata, l’obiettivo di inquirenti e investigatori antimafia è solo uno: scongiurare sul nascere il rischio di una nuova faida. Un eventuale conflitto che non vedrebbe però tra i protagonisti clan esterni alla mala di Barra.
Lo scontro - ipotizzano gli investigatori - si sta infatti consumando tutto all’interno del clan Aprea, cosca ormai egemone in tutto il quartiere e alla quale era saldamente legato anche il 26enne ucciso.
Salvatore Borriello, stando a quanto emerso da alcuni recenti controlli di polizia, da tempo era diventato uno dei fedelissimi del rampollo Francesco Relli, nipote del capoclan detenuto Giovanni Aprea, detto “punt ’e curtiello”.
Il 26enne tra l’altro già nel 2021 era scampato a un agguato di chiaro stampo mafioso nel quale rimase ferita un’innocente e per il quale vennero arrestati, dopo poco, alcuni giovani esponenti del clan Aprea. Insomma, le ruggini all’interno dell’organizzazione in questi anni non si sarebbero mai sanate e l’omicidio di domenica mattina potrebbe essere stato il colpo di coda di un regolamento di conti che parte da lontano.
Il movente, neanche a dirlo, potrebbe risiedere in alcuni contrasti maturati nell’ambito dello spaccio di droga al dettaglio. A Barra, infatti, nonostante le numerose retate messe a segno dalla polizia anche in questi ultimi mesi, sono ancora attive decine di “piazze”: un affare che assicura alla mala della zona incassi a cinque e sei zeri e che potrebbe aver innescato il delitto. Del resto anche Salvatore Borriello in passato era stato arrestato, così come il suo amico Relli, per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.
Le indagini sul delitto sono state affidate ai poliziotti della Squadra mobile della questura di Napoli e dell’Ufficio prevenzione generale, che già da domenica mattina stanno lavorando incessantemente per cercare di risalire all’identità dei responsabili. La strada resta però al momento tutta in salita.
Nonostante l’agguato si sia consumato in una strada piuttosto centrale e molto vicina al sempre trafficato corso Sirena, nessun testimone si sarebbe ancora fatto avanti. Un aiuto potrebbe forse arrivare da alcune telecamere di videosorveglianza presenti nella zona, ma i sicari, stando a quanto trapelato, avrebbero agito con i volti ben nascosti da caschi e scaldacollo.
Si continua intanto ancora a scavare nel passato di Salvatore Borriello, che già nel 2021 era finito sotto tiro. La svolta sul caso era arrivata ad aprile, quando le indagini sul ferimento dell’innocente Federica Mignone hanno portato all’esecuzione di quattro fermi. In manette erano così finiti i responsabili di un raid che solo per un puro caso non si era tramutato in una strage.
Sotto la lente degli inquirenti finisce invece oggi la sua amicizia col nipote del capoclan detenuto, per il quale avrebbe lavorato anche come autista e insieme al quale è stato controllato più di una volta.
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