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Clan Esposito-Nappi, 13 condanne

Droga e racket sugli affari della movida, “’o scognato” e soci rimediano 100 anni di carcere

Clan Esposito-Nappi, 13 condanne

NAPOLI. Droga no stop e racket sugli affari della movida, le condanne arrivano, ma non la stangata. Il gotha della camorra di Bagnoli torna alla sbarra per la conclusione del processo di primo grado celebrato con il rito abbreviato, al pene disposte dal gip Campoli sono state per quasi tutti gli imputati inferiori alle richiesta della pubblica accusa. L’inchiesta ha comunque retto e alla fine il boss Massimiliano Esposito “’o scognato” e la consorte Maria Matilde Nappi sono stati riconosciuti colpevoli delle accuse mosse nei loro confronti.

Queste nel dettaglio le condanne disposte dal giudice: Massimiliano Esposito, 14 anni di reclusione a fronte di una richiesta di 20 anni; Maria Matilde Nappi, 13 anni e 4 mesi a fronte di una richiesta di 20 anni; Massimiliano Giuseppe Esposito Junior, 10 anni e 8 mesi; Cristian Esposito, 10 anni e 8 mesi; Carmine Esposito, 7 anni e 2 mesi; Gennaro Esposito, 8 anni; Michele Ortone, 4 anni; Salvatore Iuliano, 8 anni; Alessandro Tasseri, 10 anni; Vincenzo Fasano, 6 anni; Eduardo Esposito, 6 anni; Maria Campolo, 2 anni con pena sospesa; Luisa Grasso, 2 anni.

Un verdetto che ha dato ampio accoglimento alle argomentazioni portate in aula del collegio difensivo. Soddisfatti per l’esito del rito abbreviato soprattutto gli avvocati Rocco Maria Spina, Leopoldo Perone e Claudio Davino, che hanno assistito proprio la famiglia Esposito. La retata che ha decapitato la cosca flegrea era scattata a settembre 2024, quando in manette erano finite tredici persone, tra cui il presunto ras e la moglie. Nonostante i propositi mostrati all’atto della scarcerazione di alcuni anni fa, “’o scognato” non sarebbe riuscito a tenersi fuori dai contesti malavitosi.

Così, anche quando è tornato dietro le sbarre o ai domiciliari a Scalea, con l’aiuto della moglie avrebbe diretto il clan monopolizzando il traffico di droga nella movida di Coroglio e imponendo il “pizzo” ai parcheggiatori abusivi che operano nella zona. Un affare da migliaia di euro a sera e notte. Le indagini, partite nel 2022 e condotta della polizia, sono andate avanti con intercettazioni telefoniche e soprattutto ambientali. Fino a quando, letta l’informativa del gip Isabella Iaselli, è scattato il provvedimento restrittivo.

Tra gli indagati figurava pure un minorenne, noto alle cronache per la sua amicizia con Gennaro Ramondino, il 20enne ucciso e bruciato a Pianura a inizio settembre. I due si trovavano insieme nel 2022, quando in località Varcaturo di Giugliano da uno scooter spararono al 19enne di Fuorigrotta. Lungo l’elenco di accuse a carico del ras e dei suoi fedelissimi: a vario titolo accusati di associazione mafiosa, droga, armi ed estorsione, reati tutti aggravati dalla finalità mafiosa in quanto commessi per agevolare il clan Esposito-Nappi. Oltre a un imponente giro di spaccio, al boss Esposito e ai suoi affiliati la Procura antimafia contestava anche la gestione monopolistica del business dei parcheggiatori abusivi che da anni invadono la zona di via Coroglio.

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