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21 Novembre 2025 - 09:07
Antonio Maimone e il figlio scomparso
NAPOLI. Il killer di Mergellina torna a chiedere scusa, ma i familiari della vittima, l’innocente Francesco Pio Maimone, non ci stanno: «Anch’io ho vissuto in un quartiere di periferia come il tuo. La mia famiglia è povera e come te amavo le cose belle. Avevo due possibilità: cedere alle lusinghe della malavita o andare a lavorare. Ho scelto di andare a lavorare e il mio sogno era quello di diventare pizzaiolo e ora avrò 18 anni per sempre».
Con queste commoventi parole Antonio Maimone ieri pomeriggio ha risposto alla dichiarazione spontanea resa in aula da Francesco Pio Valda, il giovane ras di Barra già condannato all’ergastolo in primo grado.
Immaginando di commentare quelle parole con gli occhi del figlio, Antonio Maimone ha quindi scritto un’accorata lettera di risposta a Valda: «Amavo la vita, amavo la mia famiglia , amavo i miei amici, come te amavo le cose belle. Le scarpe nuove e firmate, il motorino, i divertimenti ho scelto di andare a lavorare: all’età di undici anni lavavo i bidoni della spazzatura per racimolare 20 euro; poi ho fatto altri mestieri: il muratore, il fruttivendolo, l’idraulico, il fabbro, ho imparato addirittura ad aggiustare le lavatrici; infine ho fatti il rider mentre con mia sorella ho conseguito l’attestato di pizzaiolo con cui avrei aperto la pizzeria con le mie sorelle».
E ancora: «Anche la mia vita non è stata semplice, ma io ho scelto l’impegno e l’onestà, le nostre scelte sono state diverse, purtroppo. Le tue scelte sono state causa della mia morte: proprio io che amavo tanto la vita».
Commentando invece l’udienza celebrata ieri mattina davanti alla Corte di assise di appello di Napoli, Maimone ha invece spiegato: «Anche oggi ho ascoltato con dolore le parole di Valda, un dolore che cresce così tanto da diventare insostenibile. Anche oggi Valda ha ripetuto le sue scuse, che per me non sono sincere. Dopo 32 mesi sono ancora arrabbiato. Finora ci ha minacciati. Poi, quando arriva la fine del processo e capisce a cosa sta andando incontro, decide di pentirsi per quello che ha fatto».
Valda, dal canto suo, aveva invece dato seguito al memoriale letto nella scorsa udienza con queste parole: «Volevo farmi promotore di un messaggio a tutti i miei coetanei. Non è vero che vado fiero di quello che ho fatto, semplicemente non avevo il coraggio di chiedere scusa alla famiglia Maimone per il dolore che ho arrecato».
Al termine dell’intervento, la difesa di Valda, rappresentata dall’avvocato Antonio Iavarone, ha chiesto alla Corte di derubricare l’accusa di omicidio volontario in eccesso colposo di legittima difesa. La difesa ha anche invocato, proprio sulla scorta del memoriale, il riconoscimento delle attenuanti generiche e di quella della provocazione. La sentenza è attesa per il prossimo 1 dicembre.
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