Cerca

Malanapoli

Teste Matte, processo infinito: dodici condanne dopo 11 anni

Patto per la droga tra i Quartieri Spagnoli e Secondigliano: concesse le “generiche”

Teste Matte, processo infinito: dodici condanne dopo 11 anni

Nel riquadro il defunto ras Paolo Pesce, detto “Chipeppe”, all’epoca inquadrato come uno dei registi del maxi-traffico di droga

NAPOLI. Fiumi di droga tra i Quartieri Spagnoli e Secondigliano, il lungo iter processuale chiamato a fare luce sul presunto accordo tra i narcos del gruppo “Teste Matte”, della paranza guidata dal ras, oggi defunto, Paolo Pesce e del clan Abbinante arriva a un nuovo approdo.

La prima sezione della Corte di appello di Napoli presieduta dal giudice Giovanni Carbone, accogliendo solo in parte la linea della Procura ha disposto 12 condanne, per poco più di un secolo di carcere, e un’assoluzione. Si tratta dell’ultimo capitolo dell’inchiesta partita ormai oltre dieci anni fa.

I giudici di appello, a differenza di quanto avvenuto nel 2021 al termine del giudizio di primo grado, hanno concesso le attenuanti generiche a tutti gli imputati. Queste, nel dettaglio, le pene inflitte: Adriana Caputo, 4 anni e 6 mesi; Luigi Egidio, 15 anni e 8 mesi; Carmine Egidio, 10 anni; Salvatore Fabricino, 6 anni e 8 mesi; Luigi Ombra, difeso dall’avvocato Leopoldo Perone, 7 anni; Vincenza De Fortis Nadi, difesa dagli avvocati Perone e Valentina Morrone, 7 anni; Paolo Russo, difeso dagli avvocati Perone e Antonio Rizzo, 7 anni; Giancarlo Di Pinto, 9 anni; Carmine Ianni, 5 anni e 8 mesi; Maurizio Valeri, 6 anni; Maria Rosaria Marino, 8 anni e 2 mesi. Conferma della condanna a 12 anni di carcere per Josè Perez Gomez.

Assolto infine Francesco Riccio. Al centro dell’inchiesta c’erano le cosiddette “Teste matte” guidate da Lucio Morrone, il gruppo Pesce del defunto Paolo “chipeppe” e gli Abbinante che avevano affidato il business al rampollo Gennaro. Dalle indagini erano emersi tutti i particolari del loro modo di agire. I trafficanti velocizzavano i movimenti del danaro anche con il “money transfer” e il circuito delle Poste. Un giro vorticoso di eroina, cocaina, kobret e hashish per il quale a volte non si potevano attendere i tempi dei corrieri.

Così, lungo l’asse Quartieri SpagnoliSecondigliano-Scampia i capi delle due holding partorivano continuamente nuovi stratagemmi per ingannare le forze dell’ordine. Ma due anni di indagini li hanno smascherati e per gli Abbinante da un lato e i Morrone-Pesce-Russo dall’altro (le ex “Teste Matte”) scattarono ben 54 provvedimenti restrittivi.

Tra i destinatari due figli del boss Guido, il ras italo-iberico “Spalluzzella”, all’epoca latitante, i soci soprannominati “’o luongo” e “’o curto”. La sostanza stupefacente arrivava a Napoli dalla Spagna attraverso la Francia con un meccanismo descritto nei minimi particolari dal pentito Giovanni Piana.

Le indagini erano state condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo. Intercettazioni telefoniche e ambientali, pedinamenti e appostamenti: tutto era servito per ricostruire i traffici, gestiti secondo l’accusa da personaggi noti e meno noti. A cominciare dai fratelli Abbinante di Guido, Arcangelo Abbinante e Gennaro Abbinante, Pasquale Riccio e Ferdinando Cifariello per passare ai “quartierani” Lucio Morrone, Paolo Pesce e Paolo Russo. In primo grado la Procura aveva invocato quasi tre secoli di carcere.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Roma

Caratteri rimanenti: 400

Logo Federazione Italiana Liberi Editori