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tavolo di lavoro

Dolore cronico non oncologico, colpiti oltre un milione di campani

Rischi dall’uso inappropriato dei farmaci antinfiammatori

Dolore cronico non oncologico, colpiti oltre un milione di campani

NAPOLI. Dolore cronico non oncologico: In Italia colpisce circa 13 milioni di persone, circa il 10% della popolazione, oltre un milione in Campania, con forti ricadute in ambito sanitario, compromettendo significativamente la qualità della vita dei pazienti, generando isolamento sociale e lavorativo, oltre a determinare un peso economico importante sia per il singolo che per il sistema sanitario, causando assenteismo e calo della produttività. La gestione di questi pazienti richiede un approccio multidisciplinare integrato, che coinvolga il medico di medicina generale, lo specialista, gli infermieri, i fisioterapisti, gli psicologi e i terapisti occupazionali.
In Italia esistono da anni le Reti di Terapia del Dolore, strutture che ancora oggi a causa della carenza di risorse, sono inadeguatamente distribuiti sui territori, soprattutto nelle aree interne meno presidiate. Proprio per questo motivo, il Ministero della Salute ha emanato Linee Guida sulla terapia del dolore cronico non oncologico ribadendo la necessità di garantire accesso alle cure attraverso il potenziamento delle reti e la continuità assistenziale tra territorio e ospedale.
Sono questi i temi approfonditi in un tavolo di lavoro a Napoli che ha coinvolto la medicina generale, i farmacisti delle Asl, i manager della sanità pubblica e specialisti del settore per mettere a fuoco le buone pratiche il ruolo delle Aft dei medici di famiglia nella corretta governance del fenomeno e per analizzare a distanza di un anno dall’originario progetto nazionale a che punto è il piano di appropriatezza prescrittiva, terapeutica e organizzativa per la corretta gestione clinica del dolore.
Perforazioni gastriche, emorragie, alterazioni della coagulazione in pazienti in cura per malattie cardiovascolari ma anche, secondo una ricerca pubblicata di recente su Lancet, un aumento del rischio di infarto, ictus e morte per eventi cardiovascolari maggiori per l'uso prolungato di farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans) utilizzati in maniera non appropriata per il trattamento del dolore non oncologico di grado lieve e moderato spesso senza il conforto del parere del medico e in automministrazione sulla base di informazioni attinte dal web o nella cerchia di amici e parenti.
“Il punto di partenza per evitare che il paziente ricorra al fai da te e all’acquisto e consumo autonoma di farmaci inappropriati – sottolinea Luigi Sparano segretario provinciale Fimmg di Napoli, il principale sindacato della medicina generale – è fare dell’ascolto un tempo di cura. Per fare questo occorre riassorbire le carenze della rete dei medici di medicina generale (su 700 carenze la graduatoria regionale a cui attingere per le assegnazioni ne conta solo 450) e dare attuazione alle previsioni del nuovo contratto integrativo regionale che consente di tenere aperto almeno uno studio del medico nelle reti di quartiere dalle 8 del mattino alle 20. Avremo e in alcuni casi già abbiamo, grazie al nuovo accordo sottoscritto a ottobre con la Regione - collaboratori di studio, infermieri e tecnici con cui collaborare e una strumentazione tecnologica di primo livello che ci consentiranno di dedicare più tempo al lavoro di cura dei nostri pazienti. Chiaramente finché saremo attestati al massimale di 1500 assistiti che in alcuni casi diventano 1800 per assorbire l’assistenza nelle zone carenti, avremo difficoltà ma il ruolo del medico di famiglia e il carattere fiduciario della relazione di cura è lo strumento su cui puntare per evitare comportamenti di cura autosomministrati che poi comportano gravi conseguenze in termini di effetti collaterali di farmaci assunti autonomamente come i Fans nel controllo del dolore cronico. Serve anche il potenziamento delle reti di cura con i centri specialistici territoriali e ospedalieri a cui la Regione sta lavorando”.
Perforazioni gastriche, emorragie, alterazioni della coagulazione in pazienti in cura per malattie cardiovascolari ma anche, secondo una ricerca pubblicata di recente su Lancet, un aumento del rischio di infarto, ictus e morte per eventi cardiovascolari maggiori per l'uso prolungato di farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans) utilizzati in maniera non appropriata, senza il conforto del parere del medico e in automministrazione sulla base di informazioni attinte dal web o nella cerchia di amici e parenti. Senza contare poi l’incidenza del consumo di questi farmaci per una inappropriatezza prescrittiva quando l’urgenza del dolore comporta errori dettati dalle stesse richieste dei pazienti. Il recente report Osmed sul consumo dei farmaci in Italia conferma i dati di inappropriatezza evidenziando, anche la crescita della spesa sostenuta direttamente dai cittadini che cresce del 2,7% annuo, a fronte di un incremento dei consumi dell’1,2%. Per quanto attiene, invece, alla spesa SSN il report evidenzia una riduzione rispetto al precedente report del 3,9% in termini di spesa e del 5,7% in termini di consumi. Questi dati, seppur incoraggianti, non risolvono il tema di fondo. La cura di un sintomo di altre patologie croniche (ernia del disco, stenosi midollare, emicrania, fibromialgia, neuropaie ecc.) con farmaci da riservare ad una ristetta cerchia di casi e per periodi brevi.
Sull’inappropriatezza che grava sui FANS. Infatti, una recente analisi real world condotta su oltre 12 milioni di assistiti evidenzia che nell’84% dei casi le prescrizioni risultano inappropriate e che nella metà dei casi i FANS vengono prescritti a persone che presentano chiare controindicazioni al loro utilizzo con potenziale rischio di importanti effetti collaterali.
Un ulteriore dato di inappropriatezza dei FANS è evidenziabile nel loro uso occasionale: il 51,3% dei pazienti riceve una sola prescrizione all’anno. Sulla base di queste evidenze Motore Sanità con il contributo incondizionato di Angelini Pharma, ha promosso dei tavoli macro-regionali di confronto tra esperti e istituzioni su appropriatezza prescrittiva e corretta informazione, fattori chiave nella gestione del dolore cronico.
"La Medicina Generale può certamente svolgere un ruolo fondamentale nella gestione del dolore cronico soprattutto se coinvolta in modo strutturale e proattivo attraverso la nuova dimensione organizzativa digitale che passa attraverso l’implementazione in corso delle Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT) in tutte le Regioni, grazie alla definizione dei nuovi Accordi Integrativi Regionali (AIR) della Medicina Generale. La disponibilità di sistemi digitali informativi evoluti può supportare il medico e le AFT nell’acquisire consapevolezza nelle complessità assistenziali inerenti alla gestione del dolore cronico, fornendo sia indicazioni strategiche sulla dimensione dei fenomeni e sulle patologie che lo sostengono, che sulle modalità terapeutiche e assistenziali adottate, cercando anche di ottenere correzioni verso la migliore appropriatezza delle performance professionali”, dice Rino Moraglia, Direttore Strategico Net Medica Italia
“La medicina generale ha un ruolo cruciale nel trattamento del dolore cronico lieve-moderato. In Italia sono circa 13 milioni le persone che soffrono di questa patologia è quindi necessario mettere in campo una strategia di migliore gestione e presa in carico del dolorore cronico lieve e moderato. Il punto di partenza deve essere un’appropriata organizzazione dei servizi, iniziando dalla medicina generale che è l’attore principale della presa in carico della cronicità. In questo contesto quanto mai attuale, è il tema dell’attuazione dell’ACN della medicina generale che individua nelle AFT il modello organizzativo di base, funzionalmente collegate con le strutture individuate dal DM77. Bene stanno facendo quelle Regioni che hanno chiuso gli accordi integrativi regionali e in cui sono stati individuati quegli strumenti (innovazione tecnologica, personale di studio, infermieri, diagnostica di primo livello) necessari per la medicina generale per una migliore gestione dellle patologie croniche e tra queste il dolore cronico lieve-moderato. Inoltre, non trascurabile è l’opportunità rappresentata dall’avvio del ‘ruolo unico’ della medicna generale che individua un volume di attività oraria che può essere utilizzata per consolidare i processi assistenziali di presa in carico”, spiega Nicola Calabrese, Vice Segretario Nazionale FIMMG

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