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Scommesse clandestine, il ruolo dei Licciardi

Tra gli indagati i fratelli Gennaro e Antonio, figli del ras Vincenzo “’o chiatto”

Scommesse clandestine, il ruolo dei Licciardi

NAPOLI. Ci sono anche i fratelli Licciardi nell’inchiesta che ha svelato l’alleanza tra il clan della Masseria Cardone e i Russo di Cicciano nel settore delle scommesse clandestine, gestito insieme dai due gruppi malavitosi. Insieme con Paolo Abbatiello, esponente di spicco del gruppo malavitoso di Secondigliano, Gennaro e Antonio Licciardi compaiono tra gli indagati nella maxiinchiesta culminata nell’arresto di 44 persone lunedì scorso. Un’indagine, condotta dai carabinieri, che ha permesso di scoprire il condizionamento mafioso in due comuni del Nolano.

Gennaro e Antonio Licciardi sono i figli del ras Vincenzo ’o chiatto e proprio attraverso i soprannomi gli investigatori li hanno identificati ascoltando le conversazioni tra gli indagati. Nel 2023 due affiliati al clan Russo facevano riferimento a «Genny, il figlio di Vincenzo ’o chiatto Licciardi, il fratello della “scigna”» (Gennaro Licciardi, storico boss deceduto in carcere per cause naturali, ndr). Invece Antonio Licciardi è stato individuato dalle parole del fratello captate in un’ambientale mentre parla con uno scommettitore non indagato: «Quando vedi “Mybet” è sempre Antonio, è mio fratello, è tale e quale a me. Può stare pure in Germania il sito».

Le indagini, avviate tra il 2022 e il 2024, avrebbero confermato la piena operatività del clan Russo e soprattutto il rinnovato patto con i Licciardi. Ben oleato era il meccanismo del sistema illecito delle scommesse. Per gli inquirenti il clan Russo avrebbe impiantato, in accordo con esponenti del clan napoletano della Masseria Cardone, una rete di agenzie e subagenzie nel Nolano, raccogliendo giocate clandestine e gestendo piattaforme di gioco on-line create ad hoc. I proventi, ancora una volta, sarebbero stati destinati alla cassa del clan e al sostegno degli affiliati detenuti.

Non sarebbero mancati episodi estorsivi nei confronti degli stessi gestori dei centri scommesse, chiamati a «coprire» i debiti maturati nella rete illegale. «Un’indagine complessa, non scontata, che ci ha consegnato un elemento di novità» ha affermato il procuratore di Napoli Nicola Gratteri, che nell’illustrare gli esiti dell’inchiesta ha focalizzato l’attenzione su un punto chiave: il legame operativo tra il clan Russo e il clan Licciardi, storico pilastro dell’Alleanza di Secondigliano. «Un rapporto che evoca ha ricordato le guerre sanguinarie da duecento morti l’anno» che oggi si traduce in un diverso equilibrio di potere, più orientato agli affari che alla violenza manifesta.

L’inchiesta della Dda, basata sulle indagini svolte dai carabinieri del Nucleo investigativo di Castello di Cisterna, ha portato all’arresto di 44 persone. Per 34 indagati è stato disposto il carcere, mentre altri 10 sono finiti ai domiciliari. Il provvedimento, firmato dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione distrettuale Antimafia, contesta a vario titolo i reati di associazione mafiosa, estorsione, tentata estorsione, esercizio abusivo del gioco e delle scommesse, e soprattutto scambio elettorale politicomafioso, reati aggravati dal metodo mafioso.

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