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Omicidio Salomone, un 15enne confessa: «L’ho ammazzato io»

Per gli investigatori il bersaglio dell’agguato era un amico del 19enne ucciso

Omicidio Salomone, un 15enne confessa: «L’ho ammazzato io»

NAPOLI. Potrebbe trattarsi di un caso simile a quello di Umberto Catanzaro dei Quartieri Spagnoli, ucciso per errore durante un agguato mirato a un amico 17enne per la vicenda del video hot. Un errore dell’autore degli spari allora, come quello che avrebbe commesso un 15enne dell’Arenaccia presentatosi ieri mattina in questura per accusarsi dell’omicidio di Pio Marco Salomone, compiuto l’altro ieri notte in via Generale Francesco Pinto. L’agguato non era diretto a lui, secondo l’ipotesi maggiormente seguita da inquirenti e investigatori, ma a uno dei tre amici con cui viaggiava in auto. Il 15enne ora è in stato di fermo nel Centro di prima accoglienza dei Colli Aminei con le accuse di omicidio aggravato e detenzione abusiva di armi da fuoco, in attesa della convalida.

Sul movente gli investigatori non si sbilanciano ancora, pur indagando soprattutto sui contrasti tra gruppi di giovani malavitosi che si contendono la gestone dei traffici di droga per la movida. Sullo spaccio ci sarebbe l’ombra dei clan dell’Arenaccia e delle Case Nuove. Non è esclusa pure l’ipotesi di una vendetta per un litigio pregresso e potrebbe esserci un collegato con una maxi rissa avvenuta mercoledì notte proprio in via Generale Francesco Pinto. Il 15enne era già stato individuato sabato sera quale presunto autore dell’omicidio di Pio Marco Salomone, ma i poliziotti della Squadra mobile della questura non l’avevano trovato a casa per sottoporlo al fermo di indiziato di delitto.

Ieri mattina, accompagnato dall’avvocato Beatrice Salegna, il minorenne, incensurato del quartiere Arenaccia e appartenente a una famiglia di lavoratori, si è presentato in questura e ha confessato: «Sono stato io a sparare». Sul movente non avrebbe fornito indicazioni precise né sull’eventuale presenza di complici. Così come non è chiaro che fine abbia fatto l’arma del delitto, che non ha consegnato e non è stata trovata. Circostanze che potrebbe chiarire domani, quando sarà interrogato formalmente dal pubblico ministero.

Entro oggi, la Procura per i minorenni che coordina ora le indagini (in un primo momento erano state coordinate dalla Dda partenopea, date le modalità della morte del 19enne) avanzerà la richiesta di convalida del fermo. Pio Marco Salomone è stato colpito alla fronte nella notte tra sabato e domenica ed era stato portato in ospedale, al Cto, dai tre amici. I quali avevano riferito che mentre si trovavano su una Fiat Panda in via Generale Francesco Pinto avevano sentito improvvisamente un boato, accorgendosi che Pio Marco Salomone era stato ferito.

Ricoverato e operato d’urgenza, Salomone è morto nonostante i tentativi dei medici. Il proiettile, esploso a distanza ravvicinata, sarebbe entrato e uscito dalla fronte. Sullo sfondo della morte del 19enne i contrasti per il controllo dello spaccio in diverse zone della città da parte di giovanissimi. Salomone, infatti, aveva precedenti proprio per spaccio di droga: nell’agosto del 2024, era stato arrestato assieme ad altri due giovanissimi, per possesso di droga. Gli investigatori della Mobile (guidati dal dirigente Giovanni Leuci) sono risaliti a lui attraverso vari indizi: qualche testimonianza e le immagini della videosorveglianza. Pio Marco Salomone ad agosto del 2024 era stato arrestato per il possesso di cocaina rosa nel corso di un blitz nella zona di Sant’Eframo Vecchio, che frequentava abitualmente.

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