Tutte le novità
Malanapoli
26 Novembre 2025 - 09:03
Le indagini sul caso sono condotte dalla Squadra mobile di Napoli; nel riquadro la vittima, il 19enne Pio Marco Salomone
NAPOLI. «Sono distrutto. Non volevo uccidere nessuno di loro, ma solo spaventarli. Ho visto Pio Marco Salomone e gli altri tre nella “Panda”, mi sono avvicinato e ho sparato contro il finestrino. Non dormo da sabato: con lui ci conoscevamo da bambini. Eravamo amici, non me lo perdonerò mai».
Tra le lacrime e con diverse interruzioni tra una dichiarazione e l’altra a causa dei singhiozzi, il 15enne reo confesso dell’omicidio del 19enne ha risposto per un’ora alle domande di gip e pm durante l’udienza di convalida del fermo, ieri mattina. Alla fine nei suoi confronti il gip del tribunale per i Minorenni non ha convalidato il provvedimento restrittivo d’urgenza perché non sussisteva il pericolo di fuga, essendosi presentato spontaneamente in questura, ma contestualmente ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in un istituto penale minorile per omicidio aggravato, porto e detenzione d’arma da fuco.
Proprio la pistola che non si trova, la presenza di eventuali complici del minorenne e il movente del delitto rappresentano i punti ancora da chiarire nella vicenda. Le indagini della polizia proseguono pure sule minacce via social all’assassino da parte di amici della vittima attraverso profili fake: «Te la faremo pagare, sappiamo cos’è successo». Durante l’interrogatorio il 15enne dell’Arenaccia, incensurato, ha insistito sul dissidio con Pio Marco Salomone come motivo della sua vendetta.
«Avevamo litigato qualche giorno prima ed era intervenuto un suo amico contro di me: perciò ce l’avevo con loro». Invece gli investigatori della Squadra mobile della questura pensano a uno scenario più ampio che includerebbe contrasti tra gruppi di giovani per i traffici di droga da destinare alla movida, non credendo alla versione minimalista del ragazzo.
Sull’arma che non ha consegnato e non si trova, avrebbe detto di averla gettata, senza ricordarsi dove. È assistito dall’avvocato Beatrice Salegna, che l’ha accompagnato in questura domenica mattina. L’inchiesta è coordinata dalla Procura per i Minorenni, ma del caso continua a interessarsi anche la Dda.
Il sospetto che siano coinvolti maggiorenni legati a clan nell’omicidio è forte e in queste ore l’attenzione degli inquirenti si sta appuntando su una maxi rissa tra giovani avvenuta la notte di mercoledì scorso in via Generale Francesco Pinto, la stessa strada del delitto. Vi avrebbero partecipato due o più gruppi, tra cui quello di Sant’Eframo Vecchio, luogo abitualmente frequentato da Pio Marco Salomone e i tre amici che erano con lui in auto di cui due indagati per droga negli anni scorsi.
Diversi residenti in zona chiamarono allarmati le forze dell’ordine, ma al loro arrivo i ragazzi erano già scappati. Al 15enne i poliziotti della sezione Omicidi della Mobile erano arrivati già sabato notte. Sono andati a casa, senza trovarlo. «È uscito con gli amici», hanno detto i genitori. In mattinata si è presentato in questura: «Ho ucciso Pio, ma non volevo». Ma per gli investigatori il cerchio ancora non si è chiuso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Copyright @ - Nuovo Giornale Roma Società Cooperativa - Corso Garibaldi, 32 - Napoli - 80142 - Partita Iva 07406411210 - La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo - Il giornale aderisce alla FILE (Federazione Italiana Liberi Editori) e all'IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo giornale può essere riprodotta con alcun mezzo e/o diffusa in alcun modo e a qualsiasi titolo