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26 Novembre 2025 - 09:08
Nel riquadro il ras di piazza Mercato, Salvatore Sembianza, a lungo braccio destro del boss pentito Salvatore Maggio
NAPOLI. L’iter processuale chiamato a far luce sull’eterna faida tra i Mazzarella e i Rinaldi sfodera l’ennesimo colpo di scena. Salvatore Sembianza, pezzo da novanta della cosca di piazza Mercato, è stato assolto dalla quinta sezione della Corte di appello dall’accusa del tentato omicidio di Ettore Carbone, gambizzata il 20 dicembre 2016 a Porta Nolana.
I giudici di secondo grado, sposando la linea difensiva dei legali di Sembianza, gli avvocati Francesco Buonaiuto e Diego Pedicini, hanno derubricato l’accusa in lesioni gravi e condannato il ras, poi scissosi dai Mazzarella, a 4 anni e 6 mesi. In primo grado Sembianza di anni di carcere ne aveva invece incassati ben dodici.
Questa volta la difesa, nonostante il riconoscimento effettuato all’epoca dalla vittima, poi deceduta per altre cause, ha dimostrato, grazie a una perizia balistica, che Sembianza non voleva uccidere Carbone, ma “soltanto” intimidirlo, come dimostrato dalla traiettoria del proiettile, che puntava verso il basso. A quasi dieci anni di distanza, il secondo uomo del commando non è stato però mai identificato. Prima della morte, infatti, l’uomo del clan Rinaldi aveva puntato il dito contro Sembianza.
Per il ras dei Mazzarella, resosi protagonista della clamorosa scissione insieme al socio Errico Autiero, si tratta soltanto dell’ultimo di una lunga serie di verdetti favorevoli. Nel febbraio 2020 Sembianza se l’era cavata con una pena soft nonostante l’accusa di omicidio sulla sua testa. La vittima era il 38enne algerino Abdel Chafai, ucciso senza alcuna pietà e il suo corpo fatto sparire dopo essere stato dato alle fiamme.
Salvatore Maggio, il boss pentito di piazza Mercato, con la sua decisione di passare dalla parte dello Stato diede però un impulso decisivo alle indagini confessando il delitto e tirando in ballo il ras complice Salvatore Sembianza. Per entrambi i giudici della seconda sezione della Corte d’assise d’appello di Napoli avevano emesso la nuova sentenza di condanna al ribasso: 12 anni di reclusione per il collaboratore di giustizia Maggio e 15 anni e 4 mesi per il coimputato Sembianza, reduce dalla condanna a 18 anni di carcere incassata al termine de rito abbreviato, aveva ottenuto la consistente riduzione della pena grazie alla concessione delle attenuanti generiche.
Altro colpo di scena nel giugno del 2019. In quel caso il ras del Mercato si trovava alla sbarra con l’accusa di aver materialmente ucciso il ras Pasquale Grimaldi, cugino del capoclan di Soccavo Ciro Grimaldi “Settirò”, e ferito Enrico Esposito, ma riuscì a cavarsela con 14 anni e 8 mesi di reclusione anche nel processo d’appello.
Una pena mite, soprattutto alla luce della “consistenza” delle accuse mosse nei suoi confronti dalla Procura, e in linea con il verdetto pronunciato nel giugno precedente, quando al termine del rito abbreviato il ras “mazzarelliano” aveva ottenuto l’esclusione dell’aggravante della premeditazione e il riconoscimento delle attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti.
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