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27 Novembre 2025 - 08:39
NAPOLI. La retata, nell’ormai lontanissimo 2014, aveva portato all’esecuzione di ben 54 arresti. Un blitz colossale, che in colpo solo aveva disarticolato una rete di trafficanti in odore di clan radicata tra i vicoli dei Quartieri Spagnoli, di piazza Mercato e del Pallonetto di Santa Lucia. C’erano tutte le premesse per un a raffica di condanne esemplari, ma alla fine è stato così solo in parte. O meglio, così è stato per quasi tutti gli imputati che hanno scelto di essere processati passando per il dibattimento.
Il lungo processo celebrato davanti alla quarta sezione del tribunale di Napoli (presidente Piccirillo) si è concluso ieri pomeriggio con sole cinque condanne: Guido De Paolo, 20 anni; Giuseppe Gagliano, 13 anni e 7 mesi; Giuseppe Sarpa, 20 anni; Giuseppe Aiello, 6 anni e 9 mesi; Mauro Passeggio, 10 anni e 8 mesi.
Assolti invece Giuseppe Iorio (per il quale erano stato chiesti 14 anni di carcere e che era difeso dall’avvocato Rosario Arienzo), Nunzia De Paolo, Antonio Innocenti, Maria Campolongo, Vincenzo Imperatrice, Umberto Imperatrice, Luigi Gison, Giovanni Di Palma, Rosario Petriccione, Giovanni De Gaetano, Gianluca Corsicato, Damiano Annunziato, Giovanni Calise, Gennaro Francescone, Adriana Blanchi, Davide Orazio Balducci, Alessandro Apria. Reati prescritti per Giuseppe Petriccione e Diego Albano. Sono invece deceduti durante il processo terminato ieri Francesca Saletta, Calise Michele e Monica Pettirosso.
L’inchiesta aveva svelato il coinvolgimento anche di persone insospettabili: due gioiellieri di Procida, tre architetti, quattro funzionari di banca e un costruttore di una nota famiglia di Posillipo. L’accusa per quasi tutti era di associazione per delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, reati secondo la Procura aggravati da finalità mafiose. L’aggravante era però caduta davanti al gip, che l’aveva subito esclusa senza alcuna eccezione. Il personaggio di maggiore spicco coinvolto nell’inchiesta, quantomeno per il cognome, era Gennaro Mazzarella, di via Cesare Carmignani, nipote di secondo grado dei boss Ciro Mazzarella “’o scellone”, Gennaro Mazzarella “’o schizzo” e Vincenzo Mazzarella “’o pazzo”.
Con lui si interfacciavano i componenti di uno dei quattro gruppi di trafficanti finiti nel mirino dei carabinieri della compagnia Bagnoli e dei colleghi della stazione di Posillipo. Investigatori partiti da alcune intercettazioni del 2009, quando fu sgominato un piccolo gruppo di spacciatori. Le utenze sospette si sono man mano allargate e sono emersi ben quattro giri di traffici di cocaina. Nella banda anche insospettabili professionisti che si trasformavano in pusher per rifornire di cocaina esponenti della Napoli bene. Le ordinazioni venivano fatte via telefono. La consegna, invece, avveniva a domicilio, a casa di consumatori residenti nei quartieri napoletani di Chiaia e Posillipo e a Ischia e Procida. Nel dibattimento sono però arrivate solo cinque condanne.
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