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Pontificia facoltà teologica
27 Novembre 2025 - 18:15
L'arrivo del Presidente Mattarella
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è arrivato in perfetto orario alla Pontificia facoltà teologica dell'Italia meridionale di Napoli, dove presenzierà alla cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico.
Ad accogliere il capo di Stato, accompagnato dalla figlia, il Decano della sezione San Tommaso d'Aquino, Antonello Foderaro; il preside della facoltà, Francesco Asti; l'arcivescovo di Napoli e Gran Cancelliere della facoltà, Domenico Battaglia; il sindaco di Napoli e presidente dell'Anci, Gaetano Manfredi; il presidente uscente della Regione Campania, Vincenzo De Luca; il prefetto di Napoli, Michele Di Bari.
Dopo l'ingresso in sala di Mattarella, accolto da un applauso dell'Aula Magna, l'inno nazionale, eseguito da Raimondo Ponticelli, seguito da un momento di preghiera a cura degli studenti.
Nell'Aula Magna è stata poi svelata una targa in ricordo della presenza del presidente della Repubblica in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico. Al capo dello Stato è stato inoltre consegnato in dono lo stemma presente nel Battistero di San Giovanni in Fonte della Cattedrale.
«SOLIDARIETA' E' DONO DI CONDIVISIONE E PARTECIPAZIONE NON ALIBI»
«Solidarietà è dono di sè, di condivisione, di impegno, di partecipazione e quindi iniziative anche utili, talvolta anche molto utili, perdono valore se presumono di trasformarsi in alibi». Così Mattarella nel suo intervento, richiamando la prolusione dell'arcivescovo di Napoli, Domenico Battaglia.
Il Capo dello Stato ha quindi citato un piccolo libretto sulla corruzione scritto dall'allora arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio, dove, ad una signora che si vantava dei buoni comportamenti, rispondeva: "sì, va bene, ma tu e tuo marito gli operai li pagate correttamente, secondo quello che è giusto?".
«COLTIVARE AUTENTICAMENTE DOTTRINA SOCIALE, NO A NUOVE FORME INGIUSTIZIA»
L'arcivescovo di Napoli, Domenico Battaglia «ha esortato opportunamente a coltivare autenticamente la dottrina sociale della Chiesa. La scelta del nome fatta dal nuovo Pontefice ha indotto tutti noi a ripensare all'insegnamento di Leone XIII sulle ingiustizie del suo tempo. E Leone XIV nel suo magistero più volte ha già ricordato, richiamato e condannato le ingiustizie di questo nostro tempo, anche le odierne, insidiose, nuove forme di ingiustizia» ha sottolineato il presidente.
«La lectio che abbiamo ascoltato dal Gran cancelliere - ha proseguito il Capo dello Stato - ci ha presentato definizioni taglienti di una falsa morale sociale, che si basa anche sull'affermazione, assolutoria, “è sempre avvenuto così". Non è vero che è sempre avvenuto così: vi sono sempre stati, al contrario, nella vita delle varie comunità, comportamenti di piena correttezza, sovente di generosa e autentica solidarietà, e comportamenti fraudolenti. Sempre vi è stato questo confronto e questa contrapposizione, ma io continuo ad esser convinto -ha concluso Mattarella- che i primi comportamenti siano di gran lunga più numerosi».
MIGRANTI, «MI DOMANDO COSA ABBIAMO PERSO CON MORTE DI TANTI»
«Nell'appartamento in cui vivo al Quirinale c'è il ritratto di un ragazzino sul fondo del mare, poco più che un bambino, circondato da animali marini che lo elogiano per la pagella. Il disegno non nasce dalla fantasia del disegnatore, ma da un episodio ben conosciuto». Così Mattarella ricorda il ritrovamento del corpo di un ragazzino di 14 anni, del Mali, che aveva la pagella nella fodera della giacca che indossava.
«Dieci anni fa - il racconto del Capo dello Stato - un vecchio peschereccio carico di molte centinaia di persone è affondato. Erano un migliaio di persone, si stima, tutte annegate. Era vicino le nostre coste. Il governo italiano nei mesi successivi ha fatto riportare lo scafo in superificie ed esaminare i corpi recuperati, oltre 500. Una dottoressa ha esaminato il corpo di questo ragazzino 14enne del Mali e si è resa conto che c'era qualcosa cucito nella fodera della giacca che indossava, pensava fosse un documento. Ma non era un passaporto, era la sua pagella. Fu difficile vedere i voti, ma questo ragazzino voleva dimostrare di essere bravo, di voler venire in Europa per studiare».
«Quando guardo quel disegno - ha concluso Mattarella - mi domando chi sarebbe diventato e cosa abbiamo perduto con la sua morte e quella di tanti altri. Fa riflettere e penso che quel disegno sia più effiace di tante parole».
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