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L'operazione
30 Novembre 2025 - 09:42
Nel riquadro Cristiano Giuliano, nipote del boss pentito “Lovegino”
NAPOLI. Da Forcella al Veneto, in particolare a Padova. C’è l’ombra della camorra e il sospetto che sia stata utilizzata l’intelligenza artificiale, per riprodurre le voci dei familiari delle vittime, nell’inchiesta su un serie di truffe ad anziani nel nord Italia culminata in 11 misure cautelari.
Dietro l’idea e l’organizzazione ci sarebbe Cristiano Giuliano, astro nascente del clan omonimo e nipote di secondo grado del boss pentito Luigi Giuliano detto Lovegino. Con il 32enne a capo della gang, che ha ricevuto la notifica del provvedimento restrittivo in carcere in quanto già detenuto per un’altra vicenda, è finita in manette la 22enne Nadia Esposito, di Pomigliano D’Arco.
Mentre in nove tra uomini e donne dovranno sottostare all’obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria Giovanni Esposito, Sandra Szczepaniak, Pasquale Froechlich, Luigi Iossa, Emilio Effuso, Salvatore Russo, Filomena Minopoli, Melania Zizolfi e Karima De Lorenzo.
Indagati a piede libero sono Arianna Muré, Roberta Buonfiglio, Pasquale De Rosa e Salvatore Ausiello. Tutti da considerare innocenti fino all’eventuale condanna definitiva. Per gli inquirenti l’associazione per delinquere era finalizzata alle truffe, che in alcuni casi sono sfociate in estorsioni, compiute con la tecnica del finto maresciallo e dell’avvocato fasullo.
A capo c’era Cristiano Giuliano, figlio di Ciro ’o barone, altro storico personaggio del clan. Il 32enne aveva a disposizione un appartamento a Forcella dal quale partivano le telefonate alle vittime per convincerli a consegnare soldi e gioielli e una squadra di “trasfertisti” già pronta in Veneto a bussare alle porte degli anziani.
Giuliano junior, assistito dall’avvocato Roberto Saccomanno, ha precedenti di polizia per associazione a delinquere di stampo mafioso, reati contro il patrimonio, stupefacenti, tentato omicidio. Altri penalisti impegnati negli interrogatori di garanzia saranno Isidoro Spezia, Sabato Graziano e Giulia Mazzarolo.
Le indagini sono state condotte dai poliziotti della squadra mobile della Questura di Padova, coordinate dalla procura. Sono le 15 truffe ricostruite: due a Padova, Venezia, Como, Bolzano e Teramo e uno a Verona, Trento, Cuneo, Modena ed Ascoli Piceno.. Recuperata e restituita alle vittime refurtiva per oltre 400.000 euro tra contanti, gioielli e preziosi.
In due casi le vittime hanno raccontato di essere sicuri che le voci a telefono fossero quelle dei familiari, dei quali veniva detto che rischiavano di essere arrestati e per evitarlo bisognava pagare. Da ciò il sospetto dell’uso dell’intelligenza artificiale.
Solo nella provincia di Padova nel 2025 sono stati commesse complessivamente 671 truffe agli anziani, con un profitto illecito stimato in circa 5 milioni di euro. Per il questore di Padova Marco Odorisio «gli anziani sono particolarmente vulnerabili agli appetiti di queste organizzazioni che utilizzano anche le nuove tecnologie per spingere la vittima in uno stato di ansia e confusione».
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