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Il verdetto
01 Dicembre 2025 - 08:16
Nelle foto gli imputati Mario Fiorenzano, Cristian Sarrubba e Maria Rosaria Fiorenzano
NAPOLI. Tre condanne, ma la stangata non arriva. Sulla loro testa pendeva l’accusa di aver invaso di cocaina e crack le strade di Barra, nonostante ciò la gang di spacciatori capeggiata da Mario Fiorenzano è riuscito a cavarsela con pene a dir poco miti. Il processo di primo grado celebrato con il dibattimento si è concluso infatti con il seguente verdetto: Mario Fiorenzano, difeso dall’avvocato Fabio Gentile, 9 anni di carcere in continuazione con altra sentenza; Cristian Sarrubba, difeso dall’avvocato Davide Orefice, 5 anni e 6 mesi in continuazione; Maria Rosaria Fiorenzano, difesa dall’avvocato Orefice, 5 anni in continuazione; Andrea Liccardo, difeso dall’avvocato Claudio Gentile, assolto. La Procura aveva invocato per i primi tre 26 anni, 12 anni, 11 anni di carcere.
Tutti erano a vario titolo accusati, insieme a Giovanni Aprile, Annamaria Arena, Carmine Pellegrino e Carmela Gammella, di associazione per delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di droga. La holding di pusher con base in via Ferrante Imperato, nel 2019, avrebbe spacciato soprattutto cocaina e crack modalità itinerante.
Al vertice dell’organizzazione, stando alla ricostruzione degli inquirenti, si sarebbe posizione Mario Fiorenzano, Aprile e Pellegrino si sarebbero invece occupati, in base alle disposizioni impartite dal capo, della consegna della “roba”: il primo nella fascia oraria 21- 24, il secondo in quella 15-21.
Il compenso per loro sarebbe stato di 50-70 euro a giornata. Gammella, moglie di Pellegrino, avrebbe a sua volta aiutato nell’attività di spaccio, mentre Mariarosaria Fiorenzano, figlia di Mario, si sarebbe occupata di custodire lo stupefacente nel deposito individuato dagli investigatori in via Ferrante Imparato 299, dove i soci della gang facevano anche i conteggi a fine giornata.
Alla custodia della droga avrebbero preso parte poi anche Sarrubba, Annamaria Arena, che operava però dalla sua abitazione di Giugliano, e Andrea Liccardo detto “l’ingegnere”. L’attività di spaccio sarebbe andata avanti, stando a quanto emerso, dal 15 aprile al 24 maggio 2019. La svolta nelle indagini era arrivata del resto proprio alla fine di quell’anno, quando la polizia fece irruzione nel bunker di via Imparato.
Nell’appartamento di Fiorenzano erano presenti la figlia Maria Rosaria, Cristian Sarrubba e Annamaria Arena, al cui interno c’erano ben 86 involucri di droga e la somma di 4.205 euro. La perquisizione fu estesa anche a un appartamento di Giugliano in Campania in via degli Innamorati, dove furono trovati altri 4 involucri di sostanza stupefacente, materiale per confezionare la sostanza e la somma di 1.050 euro. Infine, all’interno di un’autovettura, anch’essa utilizzata da Mario Fiorenzano, nascosta sotto in pianale lato guida, erano stati rinvenuti anche 27 involucri di droga.
Durante le perquisizioni i poliziotti del commissariato San GiovanniBarra si erano avvalsi dei cani antidroga “Dorian e Nora”, il cui fiuto aveva consentito di scoprire in totale circa 170 grammi di cocaina. I quattro erano stati così arrestati e accompagnati nelle case circondariali di Poggioreale e Pozzuoli. Le indagini sul loro conto erano poi andate avanti e di lì a breve arrivò anche l’ordinanza di custodia cautelare.
Complessivamente erano otto le persone iscritte nel registro degli indagati, sei quelle che vennero poi rinviate a giudizio. Per tre dei quattro imputati che hanno scelto di essere processati passando per il dibattimento le condanne sono state però ben al di sotto delle aspettative della Procura.
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