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Terremoto a Miano, libero il ras

Scatta la scarcerazione anticipata per Giovanni Perfetto, il clan Lo Russo si ricompatta

Terremoto a Miano, libero il ras

NAPOLI. Il clan Lo Russo è pronto a rialzare la testa. Ammesso che non l’abbia già fatto. È una scarcerazione a dir poco eccellente e destinata a creare non poche fibrillazioni negli ambienti della criminalità organizzata di Miano, quella scattata ieri pomeriggio. Giovanni Perfetto, alias “’o mostro”, fratello di Raffaele Perfetto, uomo di punta del gruppo di fuoco dei “Capitoni”, è tornato a piede libero. Il gip del tribunale di Napoli, accogliendo l’istanza del difensore di Perfetto, il penalista Domenico Dello Iacono, ha riconosciuto l’esistenza del vincolo della continuazione tra l’ultima condanna per racket e quella precedente per associazione mafiosa risalente a oltre dieci anni fa. Il giudice, ritenendo assorbito il reato più recente nel secondo, ha così stabilito che la pena fosse, di fatto, ormai espiata.

Per “’o mostro” si sono quindi riaperte le porte del carcere. Dettaglio non proprio rassicurante né secondario: pochi mesi fa, a maggio, era già stato scarcerato con le stesse modalità il capozona Salvatore Di Vaio, anche lui assistito di fiducia dall’avvocato Dello Iacono. I ras di Miano, a febbraio 2024, avevano ottenuto il patteggiamento e, nonostante la pesante accusa di estorsione aggravata, erano riusciti a spuntare un sostanzioso sconto di pena. I giudici della terza sezione della Corte di appello di Napoli avevano così rideterminato le condanne già inflitte a Salvatore Di Vaio, Alessandro Festa, Cosimo Napoleone, Giovanni Perfetto, Raffaele Petriccione e Fabio Pecoraro in 7 anni di reclusione a testa e 8.000 euro di multa. Vincenzo Pagliaro se l’era invece cavata con 8 anni di carcere di 10mila euro di multa.

Stando a quanto riferito dalle vittime, pretendevano tangenti estorsive da 5mila euro al mese e 10 centesimi per ogni chilo di pane venduto. Il piano criminale dei nuovi capi del clan Lo Russo di Miano non ha però fatto molta trada. In piena estate, grazie a un’indagine lampo, in otto erano stati arrestati e adesso per il commando di aguzzini era poi arrivato anche il primo verdetto giudiziario. Gli estorsori, pur rimediando nove anni di reclusione a testa, a gennaio 2023 erano però riusciti a evitare la stangata grazie alle argomentazioni dei loro difensori (avvocati Domenico Dello Iacono, Rocco Maria Spina e Mauro Zollo) e alla scelta del rito abbreviato.

Per Salvatore Di Vaio, Cesare Duro, Alessandro Festa, Cosimo Napoleone, Vincenzo Pagliaro, Fabio Pecoraro, Giovanni Perfetto e Raffaele Petriccione la pubblica accusa aveva infatti invocato pene comprese tra i 10 e i 13 anni. «Devi darci 5.000 euro al mese e 10 centesimi per ogni chilo di pane venduto». Così si sarebbe espresso, con toni ultimativi, Pecoraro il 4 luglio 2023. Subito dopo uno dei due capi del neonato clan di Miano congedò la vittima dell’estorsione senza dargli la possibilità di replica: «Apposto, te ne puoi andare». Frasi riportate dal commerciante nella denuncia e base importante di partenza dell’indagine culminata negli otto arresti e poi nelle condanne.

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