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Secondigliano
04 Dicembre 2025 - 08:33
Nei riquadri il ras Paolo Abbatiello e Gennaro Strazzullo “’o chicco”, esponente del gruppo dei “mianesi”
NAPOLI. L’inchiesta sul clan Licciardi è decollata monitorando prima Luigi Esposito e poi il nipote Giovanni Strazzullo “’o chicco”. Così sono emersi gli affari illeciti del gruppo della Masseria Cardone sotto la gestione di Paolo Abbatiello, reggente in seguito alla sua scarcerazione e all’arresto della boss Maria Licciardi (estranea all’indagine).
In particolare inquirenti e investigatori hanno scoperto tre business della cosca: gli alloggi delle case popolari; il recupero crediti e il “pizzo” ai truffatori online. L’indagine culminata in 21 arresti l’altro ieri fotografa le dinamiche e le relazioni della famiglia camorristica Licciardi in seguito dell’arresto di Maria Licciardi, avvenuto il 7 agosto 2021, e l’uscita dal carcere del luogotenente Paolo Abbatiello, il 10 luglio 2021.
Un cambio al vertice quasi in contemporanea, puntualmente registrato dai carabinieri del Nucleo investigativo di Napoli che hanno analizzato e documentato la struttura verticistica della famiglia camorristica e la nuova reggenza.
Dal mese di marzo 2022 sono cominciate le operazioni di monitoraggio di Luigi Esposito, personaggio legato fortemente Paolo Abbatiello, al quale quest’ultimo secondo gli inquirenti aveva affidato un ruolo operativo all’interno della famiglia. Dall’attività investigativa nei confronti di Esposito è venuta fuori la figura del nipote Giovanni Strazzullo (figlio di Enrico Strazzullo detto “Peperone”, ras della Torretta, e di Rosa Esposito).
Monitorando le mosse di “Chicco”, com’è soprannominato il giovane, i pm della procura antimafia e i carabinieri con base alla “Pastrengo” hanno acquisito importanti informazioni circa le dinamiche associative del gruppo criminale denominato “Abbasc Miano”, che per gli inquirenti ha a capo Matteo Balzano, da tempo detenuto, e i conseguenziali rapporti che si sono creati all’interno del rione Don Guanella con il clan Licciardi.
Nello stesso periodo il clan mianese è entrato in contrasto con i quasi omonimi di “Ncopp Miano”. La seconda fase dell’indagine ha documentato l’egemonia di Paolo Abbatiello nel clan ed il suo rapporto con gli affiliati, identificati in Luigi Esposito, Salvatore Sapio, Giuseppe Lucarelli, Raffaele Cardamone, Giuseppe Pellegrino, Gennaro Cannavacciuolo, Gennaro Esposito, Salvatore Montanino, Giuseppe Pellegrino, Giovanni Esposito, Luigi Damasco, Giuseppe Clentano, Raffaele Fiore, Luca Gelsomino.
Tra questi emergeva la figura criminale di Salvatore Sapio, nipote di Paolo Abbatiello, uomo di fiducia con ruolo operativo all’interno del clan.
A Luigi Esposito e Salvatore Sapio (agevolati secondo la pubblica accusa in alcune circostanze dalle rispettive compagne Martina Ferrara e Vincenza Russo) venivano affidate dal reggente del clan la direzione e l’esecuzione di numerose estorsioni, anche a imprenditori e cantanti neomelodici, commissionati da persone coinvolte nella presente inchiesta giudiziaria. Tutti da considerare innocenti fino all’eventuale condanna definitiva.
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