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san giovanni a teduccio

Omicidio Maione, nuovo annullamento per Amodio

Per la Cassazione serve un altro esame sull’arresto del ras

Omicidio Maione, nuovo annullamento per Amodio

NAPOLI. Una storia infinita, una sorta di ping pong tra il Riesame e la Cassazione. L’altroieri c’è stato un secondo annullamento con rinvio da parte della Corte dell’ordinanza di custodia cautelare a carico di Clemente Amodio “’o luongo”, indagato in stato d’arresto insieme con il latitante Roberto Mazzarella per l’omicidio di Antonio Maione. Il primo è ritenuto l’esecutore materiale, il secondo il mandante dell’agguato compiuto il 15 dicembre 2000 per vendicare la morte del padre del ras di San Giovanni a Teduccio.

I giudici romani hanno ritenuto insufficienti i riscontri sulle dichiarazioni “de relato” dei collaboratori di giustizia, tra cui Umberto D’Amico “’o lione”, ex reggente della cosca omonima con base nel Rione Villa, alleata di ferro dei “mazzarelliani”. Della presunta responsabilità di Roberto Mazzarella e Clemente Amodio la Dda è certa, ma va sottolineato che devono essere considerati innocenti fino all’eventuale condanna definitiva. Antonio Maione era il fratello, legato ai Rinaldi e autore reo confesso dell’agguato mortale a Salvatore Mazzarella, impiegato comunale incensurato e non affiliato al clan di famiglia, padre di Roberto.

Nella ricostruzione degli inquirenti il potente clan scelse come bersaglio non a caso Antonio Maione, anch’egli estraneo a contesti camorristici. Ci fu nell’ipotesi accusatoria la più classica delle vendette trasversali. Il castello dell’accusa però, potrebbe non rivelarsi solido se i giudici in sede di processo dovessero ritenere non riscontare le dichiarazioni dei pentiti, non più ai fini di una misura cautelare ma per poter infliggere una condanna. La strategia difensiva degli avvocati Leopoldo Perone e Valerio Spigarelli, che assistono Clemente Amodio, ha avuto nuovamente successo.

Nel caso l’esito del Riesame fosse positivo per la difesa, per “’o luongo” potrebbero riaprirsi le porte del carcere. Più delicata invece la posizione giudiziaria di Roberto Mazzarella, per il quale la Cassazione ha rigettato il ricorso confermando quanto deciso dal tribunale del Riesame che ha avallato la misura cautelare emessa dal gip del tribunale di Napoli il 24 gennaio scorso. È ovvio che la difesa del 47enne nipote dei ras Ciro “’o scellone”, “Vincenzo ’o pazzo” e Gennaro “’o schizzo”, non si arrenderà e ci riproverà forte anche del pronunciamento della Cassazione su Clemente Amodio, oggi 46enne.

Indicato come boss del gruppo di camorra che porta il suo cognome nei primi anni Duemila, ricercato da nove mesi e accusato di avere ordinato (e secondo un pentito avere anche partecipato materialmente) un innocente per una vendetta trasversale, omicidio aggravato dall'agevolazione ad associazione mafiosa. È questo il profilo di Roberto Mazzarella, 47 anni compiuti a gennaio e nello stesso mese inserito nell’elenco dei latitanti di massima pericolosità. L’ordinanza a suo carico è stata emessa il 24 gennaio di quest’anno e quattro giorni dopo, il 28 gennaio, c'’è stata la dichiarazione di latitanza; il 18 aprile scorso il Tribunale di Napoli ha emesso a suo carico un mandato di arresto europeo.

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