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Feste natalizie, cresce il rischio usura

Napoli si colloca al terzo posto per numero di imprese artigianali insolventi. Anche nelle famiglie il problema è concreto

Feste natalizie, cresce il rischio usura

NAPOLI. Ormai siamo in pieno clima natalizio, e proprio in questo periodo particolare, paradossalmente, cresce esponenzialmente il rischio usura, un fenomeno che nel Mezzogiorno e in Campania mostra segnali di particolare criticità. L’incremento delle spese per regali e consumi spinge molte famiglie a ricorrere al credito al consumo, ma le maggiori pressioni ricadono su artigiani e piccoli commercianti che, a differenza dei lavoratori dipendenti, non dispongono di entrate certe né della tredicesima mensilità.

La Cgia segnala che le festività generano pressioni sociali percepite come necessarie (regali, cene, doni), inducendo molte persone in difficoltà economica a cercare prestiti per non deludere le aspettative, con il rischio concreto di accedere a forme di finanziamento illegali. Una recente indagine ha rivelato che ben 800mila italiani hanno dichiarato di aver utilizzato il credito al consumo (finanziamenti o prestiti personali) per l’acquisto dei regali di Natale. Un segnale tangibile della crescente difficoltà economica, che nel Sud Italia si fa più acuta, è l'aumento delle insolvenze aziendali.

Dopo la contrazione dovuta alla pandemia, le aziende con sofferenze sono tornate ad aumentare negli ultimi due anni, sfiorando complessivamente le 122mila unità (+3,6% rispetto all’anno precedente). La ripartizione territoriale più a rischio è proprio il Mezzogiorno, dove si concentrano 42.032 aziende in sofferenza, pari al 34,5% del totale nazionale, con un incremento percentuale del 6,3% rispetto all’anno prima.

Per contestualizzare il fenomeno in Campania, la provincia di Napoli si colloca tra le prime in Italia per numero di imprese segnalate come insolventi, con 6.737 aziende al 30 giugno scorso, subito dopo Roma e Milano. Questa vasta platea di "cattivi pagatori" – composta principalmente da artigiani, esercenti, commercianti e lavoratori autonomi – viene segnalata alla Centrale dei Rischi della Banca d’Italia.

Tale classificazione impedisce per legge l’accesso a nuovi prestiti dal sistema bancario, costringendo di fatto questi operatori economici a rivolgersi a canali "alternativi", con tutti i pericoli connessi all'usura. Nonostante l’aumento del numero di aziende insolventi, si registra un’apparente diminuzione delle denunce per usura. Come noto alle forze dell’ordine, il fenomeno non può essere valutato esclusivamente dalle segnalazioni, poiché gli usurai operano all’interno di reti criminali organizzate che esercitano un forte condizionamento psicologico sulle vittime, ricorrendo a intimidazioni, danneggiamenti o violenze.

A questo si aggiunge la "vergogna" che molte persone provano nell’ammettere la propria vulnerabilità, un ostacolo ancora più forte nei piccoli centri della Campania dove la conoscenza reciproca è molto diffusa. La criticità è esasperata dalla "stretta creditizia" del sistema bancario. In dodici anni, le imprese italiane hanno perso 350 miliardi di prestiti bancari rispetto al picco massimo del 2011, un crollo del 34,4%.

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