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10 Dicembre 2025 - 08:21
NAPOLI. Sulla sua testa pendevano, pesanti come macigni, due accuse di associazione per delinquere, nell’ambito di un maxi-giro di scommesse online clandestine, aggravate dalla finalità mafiosa e una terza per una tentata estorsione connessa al recupero di un credito di 6.800 euro per un orologio mai consegnato. Per Luigi Carella, alias “’a gallina”, riarrestato nel blitz che a metà novembre ha decapitato i clan Licciardi e Russo, si profilava una nuova stangata giudiziaria. Il colpo di scena era invece dietro l’angolo e si è invece consumato ieri pomeriggio in sede di Riesame.
I giudici della Libertà, accogliendo la linea sostenuta dai difensori del presunto ras del rione Berlingieri, i penalisti Domenico Dello Iacono e Michele Caiafa, hanno completamente annullato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa a carico del capozona di Secondigliano. Carella nelle scorse settimane aveva già ricevuto un altro verdetto favorevole: il riconoscimento del vincolo della continuazione, da parte della Corte di appello, tra un’altra vincenda estorsiva ai danni di un garagista di Secondigliano e una precedente condanna a undici anni.
“’A gallina” se l’era così cavata con un aumento di pena di soli quattro anni. Tornando invece all’annullamento di ieri da parte del tribunale del Riesame, in attesa che vengano depositate le motivazioni, a favore di Carella potrebbero aver deposto la carenza dei gravi indizi di colpevolezza. Il tandem difensivo Dello Iacono-Caiafa ha infatti battuto soprattutto su alcune zone d’ombra emerse dalle intercettazioni telefoniche e ambientali che, almeno sulla carta, sembravano incontrare il ras del Berlingieri.
Il Riesame ha invece fin qui confermato quasi tutte le altre posizioni, soprattutto per quanto concerne gli elementi ritenuti dalla Procura antimafia di Napoli al vertice dei clan Licciardi e Russo. Figurano anche i fratelli Licciardi nell’inchiesta che ha svelato l’alleanza tra il clan con base tra la Masseria Cardone, il rion Don Guanella e il rione Berlingieri e i Russo di Cicciano nel settore delle scommesse clandestine, gestito insieme dai due gruppi malavitosi. Insieme con Paolo Abbatiello, esponente di spicco del gruppo malavitoso di Secondigliano, Gennaro Licciardi e Antonio Licciardi compaiono tra gli indagati nella maxi-inchiesta culminata nell’arresto di 44 persone.
Un’indagine, condotta dai carabinieri, che ha permesso di scoprire il condizionamento mafioso in due comuni del Nolano. Gennaro e Antonio Licciardi sono i figli del ras Vincenzo “’o chiatto” e proprio attraverso i soprannomi gli investigatori li hanno identificati ascoltando le conversazioni tra gli indagati. Nel 2023 due affiliati al clan Russo facevano riferimento a «Genny, il figlio di Vincenzo ’o chiatto Licciardi, il fratello della “scigna”» (Gennaro Licciardi, storico boss deceduto in carcere per cause naturali, ndr). Invece Antonio Licciardi è stato individuato dalle parole del fratello captate in un’ambientale mentre parlava con uno scommettitore non indagato.
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