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Archeologia
11 Dicembre 2025 - 19:01
L'11 dicembre 1905 iniziavano gli scavi della Villa di Numerio Popidio Floro a Boscoreale (Napoli), prestigiosa villa dell'agro pompeiano che, a centovent'anni di distanza, torna oggi al centro di un intervento di tutela e ricerca archeologica promosso dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l'area metropolitana di Napoli, in collaborazione con la procura di Torre Annunziata.
Le strutture, di proprietà della famiglia Faraone Mennella, con la quale, il 4 marzo scorso, la Soprintendenza archeologica belle arti e paesaggio per l'area metropolitana di Napoli ha sottoscritto un accordo di collaborazione triennale per valorizzare il sito archeologico, sono identificate come Villa di Numerio Popidio Floro grazie a più iscrizioni epigrafiche con il nome del proprietario, messe in luce già nel corso delle indagini di inizio Novecento.
Le relazioni di scavo descrivono un articolato complesso residenziale e produttivo, con ambienti termali decorati da raffinati affreschi e pavimenti a mosaico, inserito nel paesaggio agricolo vesuviano e strettamente connesso alle dinamiche economiche del territorio antico.
Dalla villa provengono importanti testimonianze artistiche e materiali oggi conservate in alcuni dei principali musei del mondo: dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli al Musée du Louvre di Parigi, dal Metropolitan Museum of Art di New York al J. Paul Getty Museum di Malibu, fino all'Antiquarium di Boscoreale, dove è conservato, su concessione della famiglia Faraone Mennella, un mosaico pavimentale con fauna marina di rilevante interesse archeologico, a testimonianza del ruolo di primo piano che il complesso riveste nel quadro delle ville di età romana nell'area vesuviana.
Negli ultimi decenni il sito è stato oggetto di ripetute manomissioni e di scavi clandestini che hanno compromesso la stabilità delle strutture e il contesto archeologico. A seguito di questi interventi illegali, la procura di Torre Annunziata ha disposto il sequestro degli accessi ai pozzi utilizzati dagli scavatori clandestini per impedirne ulteriori utilizzi e garantire la messa in sicurezza dell'area.
L'intervento ha posto le premesse per un'azione coordinata tra autorità giudiziaria e amministrazione della tutela finalizzata a proteggere il sito dal rischio di nuove intrusioni e a creare le condizioni per una rinnovata attività di ricerca e documentazione. Su impulso della Soprintendenza e in accordo con la famiglia Faraone Mennella, in estate è stato avviato un intervento di messa in sicurezza e indagini archeologiche finanziato con fondi del ministero della Cultura.
Il cantiere attuale, pur dichiaratamente preliminare, sta aprendo scenari che "fino a pochi mesi fa sarebbero apparsi irrealistici", precisano dalla Soprintendenza. In particolare, le attività di rilievo, le verifiche strutturali e le prime analisi dei nuovi ambienti consentiranno di: definire con precisione l'estensione reale della villa; comprendere l'articolazione delle funzioni domestiche, produttive e rappresentative del complesso; valutare le potenzialità del sito come nuovo nodo della rete archeologica vesuviana. Solo dopo questa fase sarà possibile orientare le scelte della Soprintendenza e del ministero, con il consenso della proprietà, verso una possibile apertura al pubblico, "non come episodio isolato, ma come tassello di un più ampio disegno territoriale".
"A centovent'anni dall'avvio dei primi scavi - così Paola Ricciardi, soprintendente Abap per l'area metropolitana di Napoli - la villa di Numerio Popidio Floro non è più soltanto il luogo di provenienza di straordinari reperti oggi distribuiti nei grandi musei del mondo, ma torna a essere un sito vivo, oggetto di studio e di cura. Il lavoro che stiamo conducendo insieme alla procura di Torre Annunziata dimostra quanto la tutela penale del patrimonio e l'azione tecnico-scientifica della Soprintendenza siano due facce della stessa responsabilità: sottrarre i siti archeologici alla logica dello scavo clandestino e restituirli, nella legalità, alla conoscenza e alla collettività".
Le indagini in corso - ha aggiunto - ci consentiranno di ricomporre, almeno in parte, la storia architettonica e decorativa della villa e di valutarne con realismo le prospettive future di valorizzazione e di fruizione, in dialogo con il territorio di Boscoreale e con l'intero sistema dei siti vesuviani".
Nunzio Fragliasso, procuratore di Torre Annunziata, ha evidenziato che "le attività di scavo scientifico sono il frutto della collaborazione sinergica tra la procura e la soprintendenza, in attuazione del protocollo siglato dai due Uffici nel dicembre del 2023, che ha come obiettivo principale il contrasto agli scavi archeologici clandestini e la salvaguardia dell'eccezionale patrimonio culturale, artistico ed archeologico del circondario del tribunale di Torre Annunziata, coniugando indagini giudiziarie e investigazioni scientifiche. In particolare, la campagna di scavo archeologico della villa di Popidio Floro si inserisce a pieno titolo nell'ambito dell'attività di mappatura e censimento dei siti archeologici clandestini, da tempo intrapresa da questa procura, avvalendosi dei carabinieri del gruppo di Torre Annunziata, finalizzata, così come già avvenuto per la villa romana di Civita Giuliana, a sottrarre all'oblio e all'attività dei 'tombaroli' e restituire alla fruizione della collettività alcune delle più importanti ville romane di cui è disseminato il territorio del circondario di Torre Annunziata, costituenti significative testimonianze storiche del nostro passato".
Fragliasso ha ricordato che nel 2021 i carabinieri "hanno individuato e sequestrato due cunicoli sotterranei, utilizzati in epoca recente per gli scavi archeologici clandestini, che conducevano alla villa di Numerio Popidio Floro; successivamente questi cunicoli sono stati dissequestrati e restituiti ai proprietari della villa, che responsabilmente li hanno messi a disposizione della Soprintendenza, per le attività di sondaggio e scavo scientifico finalizzate a riportare alla luce l'intero complesso e individuare eventuali reperti ivi ancora presenti. Resta ancora aperta una rogatoria internazionale avviata da questa procura con le competenti autorità statunitensi per verificare la legittimità della presenza, al Getty Museum di Malibu, di quattro pannelli affrescati, provenienti dalla villa di Popidio Floro, in relazione ai quali vi sono fondati elementi per ritenere che gli stessi siano stati esportati all'estero illegalmente".
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