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CAMORRA

I Mazzarella fiutano la stangata, raffica di confessioni in udienza

Via all’abbreviato ed è subito colpo di scena: il boss e 13 narcos confessano

I Mazzarella fiutano la stangata, raffica di confessioni in udienza

NAPOLI. Qualcuno ha confessato con la formula “secca”, qualcun altro depositando un memoriale scritto e qualcun altro ancora, scusandosi, si è appellato alla clemenza del giudice. Il processo di primo grado chiamato a fare luce sul fiume di droga che sotto l’egida dei clan Mazzarella-De Bernardo e Anastasio ha invaso la periferia est di Napoli e l’hinterland vesuviano entra nel vivo con l’udienza celebrata ieri mattina davanti al gip Aufieri. I colpi di scena non sono mancati: quattordici imputati, su un totale di ventuno, hanno infatti deciso di ammettere gli addebiti, puntando così al riconoscimento delle attenuanti generiche che, se concesse, potrebbero portare a un’importante riduzione di pena.

A confessare sono stati Raffaele Anastasio, Fabio Annunziata, Antonio Baia, Clemente Correale, Enzo Cuozzo, Roberto De Bernardo, Rosario De Bernardo, Clemente De Cicco, Salvatore Esposito, Alessandro Lanzone, Salvatore Lanzone, Michele Mazzarella, Carmela Miranda e Francesco Scurti. Scena muta, invece, per Rosa Bova, Ferdinando Buonocore, Luigi Ciliberti, Fabio Civita, Salvatore Di Caprio, Carmine Martiniello e Antonio Menna. Nelle prossime udienze la parola passerà al pubblico ministero, per le richieste di pena, e a seguire al collegio difensivo, composto dagli avvocati Sergio Lino Morra, Leopoldo Perone, Domenico Dello Iacono, Giuseppe Milazzo, Immacolata Romano, Rocco Maria Spina, Onofrio Annunziata, Luigi Poziello, Rosario Arienzo, Dario Cuomo, Massimo Vetrano e Mariangela Covelli.

Tra i ventuno imputati accusati a vario titolo di associazione mafiosa, traffico di droga, armi e racket spicca senz’altro il boss Michele Mazzarella “’o fenomeno”, che nonostante la detenzione nel carcere di Siracusa avrebbe continuato a tenere le redini del clan e a organizzare un colossale giro di droga tramite i due gruppi satelliti che avrebbero fatto capo a Rosario De Bernardo, fratello di Vincenzo De Bernardo “’o pisello”, assassinato in un agguato di camorra nel novembre 2015, e Raffaele Anastasio.

Le due organizzazioni criminali avrebbero così operato, rispettivamente, a Somma Vesuviana e a Sant’Anastasia, sempre sotto l’egida del clan Mazzarella, che ad oggi eserciterebbero un capillare controllo del territorio. La prima sarebbe stata dedita alla gestione del traffico di droga e alla distribuzione in varie piazze di spaccio, disponendo di mezzi, uomini e armi; la seconda, avrebbe operato formulando una serie di richieste estorsive ai danni di imprenditori e commercianti della zona, per poter sostenere i propri affiliati: nel mirino sarebbero finite in particolare tre società attive nel settore delle energie rinnovabili, nell’autonoleggio e nei servizi di onoranze funebri.

Le indagini condotte dai carabinieri erano state svolte soprattutto grazie a una fitta serie di intercettazioni telefoniche e ambientali e si sono focalizzate per tutto il 2024 sullo spaccio gestito dal gruppo De Bernardo, attivo nel Parco Fiordaliso di Somma Vesuviana.

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