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Camorra

Guerriglia dopo il delitto Tufano, decapitato il nuovo clan Sequino

Pistole e stese, la “paranza” come l’Antistato: residenti tenuti sotto scacco

Guerriglia dopo il delitto Tufano, decapitato il nuovo clan Sequino

Nei riquadri Alexandr Babalyan, Ciro Esposito, Ivan Zinzi, Salvatore La Salvia, Danilo Peraino, Francesco Pio Massaro e Gennaro De Marino

NAPOLI. Una telecamera investigativa, come un “grande fratello” di camorra, ha filmato giorno e notte i componenti più attivi dei Sequino-Savarese-Pirozzi del rione Sanità, gruppo malavitoso protagonista del conflitto a fuoco in cui a ottobre 2024 perse la vita il 15enne Emanuele Tufano.

In otto sono stati ripresi mentre giravano o stazionavano armati nella zona dei Gradini San Nicandro con l’intento di marcare il territorio e dare dimostrazione di forza agli abitanti della zona nonché ai nemici di malavita, i Vastarella delle Fontanelle, con cui si sono verificati numerosi “botta e risposta” nell’ultimo anno.

Gli episodi contestati nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, eseguita ieri dai carabinieri a carico degli indagati, riguardano soltanto il possesso delle pistole e non gli agguati. Tra i destinatari del provvedimento restrittivo c’è anche Alexandr Babalyan, già detenuto quale presunto esecutore materiale dell’omicidio di Emanuele Durante.

Una vendetta proprio per la morte violenta del minorenne. Sempre nella mattinata di ieri i carabinieri del Nucleo investigativo di Napoli, che hanno condotto le indagini coordinate dalla Dda, hanno rimosso l’altarino realizzato in memoria di Emanuele Tufano, ucciso il 24 ottobre 2024 in un conflitto a fuoco tra giovanissimi del Mercato vicini ai Mazzarella e un gruppo del rione Sanità.

C’era anche il minorenne quella notte e per vendicarlo il clan degli amici attuò l’agguato contro Emanuele Durante, il 15 marzo scorso (come spieghiamo a parte). L’altarino-edicola votiva era stato realizzato nei pressi del campanile della storica chiesa della Sanità. Gli otto arrestati devono rispondere di porto e detenzione illegale di armi da fuoco, reati aggravati dalle finalità mafiose.

I carabinieri, analizzando i video acquisiti dai sistemi di sorveglianza, hanno ricavato dei fermi immagine poi confrontati con le foto presenti sui profili social dei giovani, riscontrando la corrispondenza dei volti.

Cosicché sono scattate le misure cautelari in carcere del gip, oltre che al 26enne Babalyan, anche al 24enne Luis Antonio Amodio, al 24enne Gennaro De Marino, a Ciro Esposito, 39 anni, Salvatore La Salvia, 26 anni, a Francesco Pio Massaro, 22 anni, Danilo Peraino, 27 anni e a Ivan Zinzi, 32 anni.

Le indagini sviluppate tra il 2024 e il 2025 dal Nucleo investigativo dei carabinieri di Napoli, anche mediante attività tecniche, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli hanno consentito di acquisire gravi indizi di colpevolezza per la disponibilità di molteplici armi da fuoco, funzionali al controllo criminale del territorio al fine di agevolare le attività dell’associazione camorristica clan Sequino-Savarese e di consolidare l’egemonia del gruppo criminale nel quartiere Sanità di Napoli.

Sempre su delega della Dda sono state eseguite diverse perquisizioni personali, locali e domiciliari finalizzate al rinvenimento di armi e munizioni. L’ultima ha permesso di sequestrare una pistola perfettamente funzionante in un’area condominiale.

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