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20 Dicembre 2025 - 08:26
NAPOLI. Sangue lava sangue. Che l’omicidio di Emanuele Tufano non sarebbe caduto nel vuoto era da subito apparso evidente agli investigatori e agli inquirenti antimafia. I carabinieri, pattugliando il quartiere di origine del quindicenne ucciso dal fuoco amico il 24 ottobre 2024 durante un’incursione armata nella zona del Mercato, nei mesi successivi al delitto avevano registrato l’inquietante realizzazione di un altare votivo in piazza Sanità. Proprio davanti a quelle immagini e a quel “mausoleo” abusivo i carabinieri, la sera del 15 marzo scorso, hanno registrato un summit dai contorni ancora poco chiari. Poche ore dopo un commando di killer del clan Sequino uccise il ventenne Emanuele Durante, considerato dal tribunale della camorra responsabile di aver attirato in trappola l’amico Tufano: i due facevano infatti parte della stessa “paranza”.
La circostanza emerge da un’informativa dei carabinieri allegata agli atti dell’inchiesta che giovedì mattina ha portato all’esecuzione di otto arresti all’interno del nuovo clan Sequino della Sanità. Tra i destinatari della misura cautelare anche Alexandr Babalyan, già arrestato nei mesi scorsi per il suo presunto coinvolti nel delitto Durante. Ebbene, dalla relazione dei carabinieri della compagnia Stella si scopre oggi che proprio nelle ore precedenti all’omicidio del giovane, trucidato in via Santa Teresa degli Scalzi mentre era in auto con la fidanzata, davanti all’altarino di piazza Sanità era stata registrata una riunione in cui furono riconosciuti Giuseppe Tufano, il padre della vittima, estraneo all’inchiesta, Gianluca Galeota, Vincenzo Brandi, Salvatore Pellecchia e Alexandr Babalyan, questi ultimi due poi arrestati in quanto ritenuti mandante ed esecutore dell’omicidio Durante.
Proprio poche ore dopo quella misteriosa riunione il presunto “traditore” venne ucciso e proprio questa vicenda l’inchiesta culminata nel blitz dell’altro ieri potrebbero presto offrire nuovi risvolti. La tensione al rione Sanità resta intanto ben oltre i livelli di guardia. Lao dimostra quanto accaduto giovedì sera al deputato di Avs Francesco Emilio Borrelli, aggredito in piazza Cavour, secondo quanto lui stesso ha riferito, «da una parente di Emanuele Tufano». La donna, secondo quanto riferisce il parlamentare, colpito mentre era in compagnia del consigliere municipale Lorenzo Pascucci, gli avrebbe anche rivolto «minacce di morte e a subire l’aggressione», riferisce ancora il parlamentare, «sarebbe stata anche la sua scorta». Visitato dai sanitari, Borrelli ha riportato una frattura chiusa delle ossa nasali con infrazione delle ossa nasali e un trauma contusivo al bulbo oculare. La prognosi è stata di 15 giorni. «Quello che è accaduto commenta Borrelli dimostra quanto sia profondo il radicamento di una cultura criminale che coinvolge intere famiglie e cresce i ragazzi nella convinzione che la violenza sia normale, legittima, persino da difendere. Troppi giovani vengono allevati senza alternative ed educati all’odio verso le istituzioni».
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