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l'inchiesta
24 Dicembre 2025 - 09:47
NAPOLI. «Genny De Marino non volle sparare contro i ragazzi del “presepe” e così si staccò da Salvatore Barile, referente dei Mazzarella nel centro storico». A raccontare il retroscena è stato il pentito Salvatore Giuliano “’o russ”, ricostruendo una vicenda che senza il suo contributo sarebbe rimasta oscura. “Totoriello” avrebbe chiesto a Gennaro De Marino, tra i componenti del gruppo della Sanità finito dietro le sbarre giovedì scorso, di intimidire “quelli del presepe” perché non compravano la droga dal clan Mazzarella. Ma “Genny”, ha messo a verbale il collaboratore di giustizia originario di Forcella, si rifiutò «perché con quei ragazzi si conosceva da quand’erano bambini». Inoltre pur essendo autonomi, venivano considerati come parte del clan della Sanità.
Il rifiuto di Gennaro de Marino, figlio di Ciro, provocò l’ira di Salvatore Barile che voleva uccidere “Genny”. «Ma ha sostenuto ancora Salvatore Giuliano “’o russ” riuscii a convincerlo a desistere anche perché in seno al gruppo di giovani emergenti del Rione Sanità si creò una spaccatura tra chi parteggiava per l’uno e chi per l’altro». La scarcerazione di Pirozzi “’o picuozzo” riportò la calma e da quel momento secondo il giovane ex ras di Forcella «si marciò tutti uniti». Fermo restando che le persone citate dai collaboratori di giustizia devono ritenersi estranee ai fatti narrati fino a prova contraria, la ricostruzione di Salvatore Giuliano coincide con la situazione negli ambienti malavitosi della Sanità descritta dal gip e dai pm antimafia negli atti dell’inchiesta culminata negli 8 arresti della settimana scorsa.
I clan attivi sono due secondo inquirenti e investigatori: i Sequino-Savarese-Pirozzi, con base in via Santa Maria Antesaecula e ai Gradini San Nicandro e i Vastarella, il cui quartier generale è sempre nella zona delle Fontanelle. Gli otto arrestati di giovedì scorso devono rispondere di porto e detenzione illegale di armi da fuoco, reati aggravati dalle finalità mafiose. I carabinieri, analizzando i video acquisiti dai sistemi di sorveglianza, hanno ricavato dei fermi immagine poi confrontati con le foto presenti sui profili social dei giovani, riscontrando la corrispondenza dei volti.
Cosicché sono scattate le misure cautelari in carcere del gip, oltre che al 26enne Babalyan, anche al 24enne Luis Antonio Amodio, al 24enne Gennaro De Marino, a Ciro Esposito, 39 anni, Salvatore La Salvia, 26 anni, a Francesco Pio Massaro, 22 anni, Danilo Peraino, 27 anni e a Ivan Zinzi, 32 anni. Le indagini sviluppate tra il 2024 e il 2025 dal Nucleo investigativo dei carabinieri di Napoli, anche mediante attività tecniche, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli hanno consentito di acquisire gravi indizi di colpevolezza per la disponibilità di molteplici armi da fuoco, funzionali al controllo criminale del territorio al fine di agevolare le attività dell’associazione camorristica clan Sequino/Savarese e di consolidare l’egemonia del gruppo criminale nel rione Sanità di Napoli.
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