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L'indagine

Turbativa d’asta, indagata Patrizia Licciardi

La sorella del defunto boss Gennaro ‘a scigna nei guai per un’intercettazione, ma resta a piede libero

Turbativa d’asta, indagata Patrizia Licciardi

Patrizia Licciardi

NAPOLI. «Michele è il numero uno. Quando ci sta qualche asta con altre persone, lui lo sa e lo dice: ci sta Patrizia Licciardi, vedi tu adesso come devi fare. Guarda questa è una cosa nostra». Così diceva, nel 2015, Eduardo Marano alla moglie Patrizia Licciardi (nella foto), sorella del defunto boss Gennaro “a’ scigna”, in una conversazione intercettata dai carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Latina.

La location era Terracina, dove la famiglia Marano ha vissuto per 15 anni prima di tornare a Secondigliano, tre anni fa. Il “Michele” cui si riferiva Eduardo Marano è un commercialista su cui il congiunto dei Licciardi, in passato assolto dall’accusa di 416bis, avrebbe puntato per controllare le aste immobiliari in zona.

Il 17 dicembre il marito di Patrizia Licciardi è stato arrestato mentre la donna risulta indagata a piede libero per turbativa l’asta, ma nell’inchiesta compare soltanto nell’intercettazione. Per cui il gip non ha emesso a suo carico nessuna misura cautelare.

L’indagine, denominata “Porta napoletana”, è stata portata avanti dai carabinieri del Nucleo investigativo di Latina, guidato dal tenente colonnello Antonio De Lise.

L’indagine, cominciata a giugno 2022 e terminata a ottobre 2023, con il coordinamento della Direzione distrettuale di Roma, ha consentito di scoprire come i Marano abbiano cercato di inserirsi, riuscendoci in parte, nel tessuto economico e imprenditoriale di Terracina.

Tant’è vero che il 17 dicembre scorso i militari dell’Arma, oltre a eseguire 5 misure cautelari, hanno eseguito anche un sequestro preventivo di 7 locali commerciali (tra cui un’intera galleria immobiliare), un B&B, 20 unità immobiliari, e 3 terreni per un valore complessivo di oltre 11 milioni di euro.

Il personaggio principale dell’inchiesta è Eduardo Marano, 66enne, condannato e pi assolto dall’accusa di associazione mafiosa. Nel 2017 i finanzieri li confiscarono un ingente patrimonio immobiliare per un valore di circa un milione e 200mila euro.

Le accuse per lui e gli 4 indagati, a seconda delle varie posizioni vanno dallo scambio elettorale politicomafioso (per la presenza tra gli indagati di un consigliere comunale di Terracina) all’estorsione aggravata dal metodo mafioso, altrasfetimento fraudolenta di valori e alla turbata libertà degli incanti.

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