Cerca

Violenza di genere

Ponticelli, arrestato cugino del ras ucciso

L’ex compagna lo accusa di aver sparato contro la sua auto

Ponticelli, arrestato cugino del ras ucciso

NAPOLI. «Ha sparato lui». Nelle immagini della videosorveglianza della palazzina in cui abita a Ponticelli, una 25enne ha riconosciuto l’ex compagno mentre faceva fuoco contro la sua Lancia Y parcheggiata all’esterno. Erano circa le 17 del 25 dicembre quando la paura di quell’uomo da lei descritto come “violento” l‘ha attanagliata nuovamente.

Così si è rivolta ai carabinieri e sono cominciati due giorni di ricerche culminate nell’arresto di Salvatore Bossis, 32enne di Massa di Somma già noto alle forze dell’ordine ma senza legami con la criminalità organizzata. È il cugino di Alessio Bossis, ras emergente vicino al clan D’Amico di Ponticelli ammazzato nel 2022 in un agguato di camorra.

LA DENUNCIA

Dall’appartamento di Ponticelli la vittima contatta il 112 nel pomeriggio di Natale, riferendo di aver udito alcuni colpi d’arma da fuoco. Aggiunge di aver già visionato le immagini del sistema di videosorveglianza, installate mesi per sentirsi più sicura. Riconosce con certezza l’autore del gesto nel suo ex compagno (comunque da ritenere innocente fino all’eventuale condanna definitiva), con cui ha avuto una relazione durata circa cinque anni dalla quale sono nati due figli, di 3 e un anno e mezzo.

L’AVVIO DELLE INDAGINI

Partono le indagini della Stazione carabinieri di Ponticelli con i colleghi della Sezione Investigazioni Scientifiche. Vengono trovati due bossoli a terra e altrettanti fori sul cofano dell’autovettura della donna. Di Salvatore Bossis nessuna traccia, ma in caserma la 25enne denuncia lo denuncia raccontando quasi due anni di azioni persecutorie subite.

La vittima riferisce di averlo già in passato denunciato per stalking, tanto che era scattato un divieto di avvicinamento a lei e ai figli. Infine, una settimana fa era comparso un profilo social fake da cui la giovane mamma riceveva varie minacce tra cui possibili danneggiamenti dell’auto. I carabinieri analizzano le immagini dei sistemi di videosorveglianza. Un individuo estrae un oggetto dalla tasca e lo punta in direzione dell’auto per poi allontanarsi rapidamente.

Dall’esame del filmato e dall’audio si sentono chiaramente almeno quattro esplosioni. Così, parte la ricerca di Salvatore Bossis, che non si trova a casa né nei luoghi abitualmente frequentati. Nel frattempo il gip dispone l’arresto in flagranza differita con misura cautelare in carcere.

L’ARRESTO DI BOSSIS

Arriva la mattina del 26 dicembre, la Gazzella dell’Arma vigila la casa della vittima mentre gli altri carabinieri sono alla ricerca dell’uomo. La donna viene ascoltata un’altra volta e racconta altre violenze fisiche e continue minacce, alcune mai denunciate in precedenza a causa del clima creato dall’indagato. Il servizio ad hoc dei carabinieri dà i suoi frutti nella tarda mattinata del giorno di Santo Stefano.

Salvatore Bossis viene rintracciato e arrestato nella sua abitazione per atti persecutori, con trasferimento al carcere di Poggioreale. Durante la perquisizione i militari trovano e sequestrano indumenti compatibili con quelli indossati dall’individuo ripreso nei filmati. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Roma

Caratteri rimanenti: 400

Logo Federazione Italiana Liberi Editori