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29 Marzo 2019 - 20:42
NAPOLI. «Bastano pochi minuti e ritorno col pensiero. Erano attimi di incapacità a reagire di fronte la brutalità e la supremazia di tre corpi. Erano attimi in cui la mente sembrava come incapace di comprendere, di totale perdizione dell'essere. E dopo che il corpo era diventato scarto e oggetto, ho provato una sorta di distacco da esso. Il mio corpo, sede della mia anima, così sporco». Sono queste le parole della 24enne vittima di un presunto stupro in un ascensore della Circumvesuviana a San Giorgio a Cremano, che affida a una lettera quello che è successo la sera della violenza. «Mi sembrava di essere avvolta dalla nebbia mentre mi trascinavo su quella panchina dopo quelli che saranno stati 7 o 8 minuti», scrive ancora la ragazza che oggi, per la prima volta dopo 15 giorni, è uscita di casa per andare nello studio del suo legale, l'avvocato Maurizio Capozzo. «Mi sono seduta e non l'ho avvertito più. Ho cominciato ad odiarlo e poi a provare una profonda compassione per il mio essere. Compassione che ancora oggi mi accompagna, unita ad una sensazione di rabbia impotente, unita al rammarico, allo sdegno, allo sporco, al rifiuto e poi all'accettazione di un corpo che fatico a riconoscere perché calpestato nella sua purezza». «Il futuro diviene una sorta di clessidra. Consumato il corpo e la mente dal tempo odierno ricerca una vita semplice». «Mi piacerebbe essere a capo di un'associazione che si occupa della prevenzione, della tutela e della salvaguardia delle donne, ragazze, bambine a rischio, perché donare se stessi e il proprio vissuto per gli altri è l'unico modo per accettarlo».
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