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Antiquarium Stabiano. Un oltraggio alla cultura da 22 anni

Antiquarium Stabiano. Un oltraggio alla cultura da 22 anni

Chiuso il primo aprile del 1997. Un capitale culturale “proibito” da 150milioni di euro

CASTELLAMMARE DI STABIA. È chiuso da 22 anni. L’Antiquarium stabiano, circa 8mila reperti provenienti dal sito dell’antica città di Stabiae è un patrimonio di frammenti di affreschi e “quadretti”, provenienti per la maggior parte da Villa San Marco, ma anche da Villa Arianna e Villa Carmiano, stucchi da Villa Petraro, oggetti recuperati nelle necropoli, in particolare da quella di Madonna delle Grazie, statue, materiali architettonici e ceramici provenienti dagli impianti residenziali della zona, oltre ai tanti materiali di età romana e cristiana, recuperati durante la costruziine della cattedrale di Maria Santissima Assunta. Fu chiuso il primo aprile del 1997 e a ricordarlo ieri, sul suo profilo Facebook è stato Pierluigi Fiorenza. «Chiuso dal primo aprile 1997. Sembrava un brutto pesce d’aprile e invece continua a essere una triste realtà tanto che le porte dell’Antiquarium stabiano restano inesorabilmente sbarrate - afferma il direttore artistico del Teatro Karol di Castellammare di Stabia - Incredibilmente, ottomila reperti di pregevole fattura non riescono a trovare una nuova e definiti- va collocazione, se non a chiacchiere. Eppure con un calcolo ap- prossimativo il loro valore (tra affreschi, statue e corredi funerari) si aggirerebbe sui 150 milioni di euro”. 
Il Museo, istituito nel 1959 dal preside Libero D’Orsi, è diventato nel corso degli anni un triste deposito di reperti abbandonati.
«La chiusura è uno smacco per la vocazione turistica della città e i motivi che ne determinarono la chiusura sono stati l’umidità, la polvere, l’intonaco scrostato, l’in- sufficiente areazione, gli infissi deteriorati e l’esistenza di un so- lo servizio igienico, come si evin- ce dal verbale dell’Asl del 3 dicembre 1996 - ricorda Fiorenza - Castellammare riavrà mai il suo Antiquarium? Per piacere astenersi perditempo». Gli risponde lo storico stabiese Giuseppe Plaitano: «Qualche mese fa, transitandovi, notai degli operai e la struttura aperta. Chiesi a cosa fosse dovuto e la risposta che ne ri- cevetti fu la seguente: “Stiamo spostando alcuni reperti”. Tutto qui. Ovviamente non sapevano dove sarebbero andati». Un’allarmantr testimonianza che do- vrebbe far saltare dalla sedia gli amministratori cittadini, criticati da Aniello D’Orsi che scrive: «È un perenne schiaffo in faccia, un pugno nello stomaco che passa dalla parte della schiena».
 

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