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Nel quartiere dell'ex capoclan offese e maledizioni ai Lo Russo

Nel quartiere dell'ex capoclan offese e maledizioni ai Lo Russo

Striscioni che incitano alla “caccia all'uomo" e "augurano" malattie. Vogliono intimorire i familiari dei pentiti che ancora vivono in via Janfolla

NAPOLI. Le scritte “Ztl Lo Russo” o simili, che tra l’anno scorso e il 2018 periodicamente sono comparse in via Janfolla e dintorni, erano e sono un’intimidazione rivolta alle donne della famiglia dei “Capitoni” per costringerle a cambiare quartiere. Ne sono convinti gli investigatori di polizia e carabinieri che indagano sulla camorra di Miano e seguono le sue continue evoluzioni. Inizialmente si era pensato a un tentativo degli irriducibili del clan, notevolmente ridimensionato dai pentimenti dei fratelli boss (tranne Giuseppe), di riconquistare potere criminale in zona. Ma poi si è capito che la zona a traffico limitato riguardava, nelle intenzioni degli autori, circolazione proibita per i Lo Russo intesi in senso largo: affiliati e parenti. La dimostrazione dell’odio verso i Lo Russo, almeno in quella parte del quartiere, è arrivata in maniera plateale alcune notti fa. Quando (come ha riportato il sito “Internapoli”) qualcuno ha affisso due striscioni di cui riproduciamo la fotografia, rimossi rapidamente dalle forze dell’ordine. In uno di essi si augura genericamente la peggiore malattia che esiste, una volta definita incurabile. Un crescendo intimidatorio che avrebbe un obiettivo preciso: costringere le donne della famiglia dei “Capitoni”, in particolare le congiunte strette dei collaboratori di giustizia a lasciare Miano. Se le minacce non sono esplicite o dirette, è soltanto per il timore che le vittime denuncino agli investigatori le pressioni subite. 
 
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