Il pianoforte di Mercadante donato al Conservatorio di San Pietro a Majella
07 Dicembre 2018 - 17:51
Una giornata dedicata alla musica del maestro
Una giornata memorabile per la musica napoletana e per lo storico Conservatorio di San Pietro a Majella. Stamane infatti gli eredi di Saverio Mercadante hanno donato il pianoforte Pleyel del maestro. L’evento è stato illustrato in una conferenza stampa di presentazione davanti a numerose scolaresche accorse per ricordare Mercadante a cui sarà dedicato un concerto il giorno 11 dicembre con una giornata dedicata alla musica del maestro. Alla conferenza hanno partecipato: Francesco Emilio Borrelli, consigliere regionale e membro della commissione cultura che ha fatto da tramite tra i familiari di Mercadante e il Conservatorio; Pasquale Scialò, compositore e musicologo che ha tracciato il profile del grande maestro napoletano; Carlo Mormile, pianista e compositore, maestro presso il conservatorio di San Pietro a Majella che ne ha evidenziato le qualità musicali; il maestro Giovanni Rea che ha organizzato il concerto in onore di Mercadante e Francesco Rodriguez, erede Saverio Mercadante.
«Tramite il consigliere Borrelli - spiega Francesco Rodriguez - volevamo regalare lo strumento innanzitutto al Teatro Stabile di Napoli a lui dedicato ma siamo stati trattati in modo superficiale e disinteressato. Dopo un primo contatto non si sono neanche degnati di risponderci più. Per fortuna il Direttore del Conservatorio Carmine Santaniello appena appresa la vicenda si è subito prodigato per posizionarlo nell'area museale dell'edificio».
Tra le varie notizie del pianoforte di Mercadante, un particolare Pleyel, si sa dai racconti tramandati, che era il pianoforte da camera del Maestro, che usava a volte di notte, preso da impeto di genio, per correggere alcune partiture, ed in altre occasioni per suonare i nuovi brani al cospetto della sua amata Sofia. Questo pianoforte ha avuto momenti drammatici, durante la sua esistenza. Per esempio, nell’immediato dopoguerra, la sua proprietaria Mariarosaria Lanni, rimasta orfana a 9 anni della madre, e a 17 del padre, veniva affidata alla nonna paterna, e nominato tutore lo zio. Questi, caduto in disgrazia economica, si era impossessato dei beni della nipote, tra cui il pianoforte, il salottino appartenuto alla figlia di Mercadante, oltre a quadri, e gioielli. Solo alla fine della seconda guerra, grazie all'intervento del suo fidanzato, poi divenuto suo marito, allora capo di gabinetto, riuscì ad ottenere la restituzione di parte delle sue cose, che non erano state vendute. Nei fatti, una mattina, il capo di gabinetto, accompagnato da un alto magistrato, la sua futura moglie e alcune camionette dei carabinieri e dei camion, si recavano a sorpresa presso la casa dello zio, e recuperavano, quel poco che rimaneva di una grossa eredita della sventurata, il cui padre era un famosissimo avvocato divorzista.
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