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26 Dicembre 2018 - 19:16
L'accorata omelia del cardinale Sepe davanti a un migliaio di fedeli in Duomo
NAPOLI. «Natale. Cristo si fa carne, diventa fragile creatura, solidale con tutti gli uomini peccatori, per rendere trasparente l’amore salvifico di Dio». È questo il senso profondo della riflessione sviluppata dal cardinale Crescenzio Sepe durante l’omelia fatta il giorno di Natale in Cattedrale, presenti circa mille fedeli napoletani, turisti italiani e stranieri. Sepe ha così proseguito: «Con l’evento che si avvera nella stalla di Betlemme Gesù, Verbo incarnato del Padre, si fa povera creatura avvolta come noi di miseria e di fragilità, per redimerci e per salvarci. L’amore di Dio si manifesta a noi nelle umili e deboli sembianze del “Bambino avvolto in fasce e giacente in una mangiatoia”. In questo suo umiliarsi, in questo suo essere povero, nel suo soffrire e morire, Gesù ci ha salvati, ci ha riconciliati con Dio e con noi stessi, rendendoci fratelli e sorelle tra noi. Nel Natale, Dio si apre all’umanità, rivelandosi come vita e verità, stabilendo un rapporto fondamentale con la nostra libertà e col nostro modo di vivere. Ogni uomo è chiamato a incontrare Dio e a rispondere al suo invito d’amore. Ma non tutti accolgono questo invito» ha concluso il Cardinale Sepe: «La luce splende nelle tenebre ma le tenebre non l’hanno accolta. Anche oggi il mondo ci offre uno spettacolo di ingiustizie, di violenze, di falsità, di egoismo, di decadenza morale: è il mondo di quelli che non accolgono Dio che si fa uomo. Anche oggi Gesù resta uno straniero, un incompreso, se non addirittura rifiutato; anche oggi, Gesù e l’umanità non si comprendono». Già nel suo indirizzo augurale, pubblicato sul numero di Natale del settimanale diocesano Nuova Stagione, l’Arcivescovo aveva sottolineato che: «Dalla Grotta di Betlemme nasce la possibilità di una vita nuova per tutta l’umanità. Il Natale è occasione di festa e di gioia ma è anche invito a rivedere il proprio stile di vita, a stare lontani dalla strada dell’errore e del peccato, a imboccare la via che porta alla santità nella luce del Vangelo. Un invito al cambiamento, dunque, nel segno della speranza che apre a orizzonti nuovi. Un cambiamento che significhi guarigione per gli ammalati, libertà per i carcerati, occupazione per i disoccupati, inserimento nella vita professionale e lavorativa per i giovani, serenità per le famiglie, cura dei poveri, vicinanza alle persone sole, condivisione della sofferenza. Tutto questo è solidarietà umana dalla quale nessuno può ritenersi dispensato. È carità che deve impegnare ogni cristiano».
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