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03 Gennaio 2019 - 18:43
Domani i funerali nella chiesa di San Ciro a Vico Equense. Il ricordo del questore Romolo Panico
VICO EQUENSE. È morto oggi a Vico Equense Matteo Cinque, storico dirigente della Polizia di Stato. Aveva 74 anni. Lascia la moglie Timotea e due figli. I funerali si svolgeranno domani mattina alle 10, nella chiesa di San Ciro a Vico Equense. Cinque fu dirigente della Squadra Mobile di Napoli negli anni Ottanta. A lui sono legati alcuni degli episodi più noti della storia della camorra tra gli anni Ottanta e Novanta, tra cui un blitz all'Ascalesi per bloccare gli esponenti della famiglia Giuliano dei Forcella che volevano portare via il cadavere del boss, crivellato di colpi. Una volta promosso, fu responsabile della questura di Trapani, poi Salerno e Palermo. Fu accusato da alcuni pentiti di camorra, finendo in un ciclone giudiziario che culminò con l'arresto. Scagionato e riabilitato, chiuse la carriera come questore di Catanzaro.
''Ho conosciuto Matteo Cinque quando era capo della Squadra Mobile di Napoli ed io dirigevo la sezione Volanti. Era una persona molto, molto in gamba''. Lo ricorda così Romolo Panico, che è stato Questore a Catanzaro, prendendo il suo posto quando lasciò la Polizia per un incarico nei Servizi. Matteo Cinque aveva preceduto Panico anche nella funzione di vicequestore prima a Torre Annunziata, dove giunse subito dopo la ''strage di Sant'Alessandro'' - 34 anni fa, una vendetta delle famiglie Bardellino, Alfieri e Fabbrocino, ai danni del boss Valentino Gionta e del suo clan che mietette 8 morti -, e successivamente nel commissariato di Castellammare di Stabia, dove si contrapponevano i clan D'Alessandro e Imparato.
''Erano i tempi della guerra tra la Nuova camorra organizzata, che faceva capo a Raffaele Cutolo, contro la Nuova Famiglia dei Bardelliniani, con i Nuvoletta e gli Alfieri - aggiunge Panico - e di lui ho il ricordo di un uomo molto attivo e impegnato nella battaglia su questo fronte. Poi l'ho ritrovato alla direzione della Criminalpol della Campania, insieme con Carmine Esposito e, infine questore a Palermo, prima di incrociarlo a Catanzaro. Serbo il ricordo di un uomo sempre attaccato alla sigaretta, con quei suoi basettoni neri e il fisico forte''.
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