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15 Gennaio 2019 - 14:13
Misure cautelari in carcere per Francesco Napolitano e Michele Olimpio, ritenuti elementi di spicco della cosca
NAPOLI. La Dia di Napoli ha eseguito una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Francesco Napolitano e Michele Olimpio, ritenuti elementi di spicco del clan "Mallardo". Sono ritenuti responsabili, in concorso, dell'omicidio di Mario Di Lorenzo, avvenuto a Giugliano il 12 ottobre del 1996. A Francesco Napolitano, detenuto presso il carcere di Parma in regime del 41 bis in esecuzione di una condanna definitiva per il associazione per delinquere di stampo mafioso nella quale veniva riconosciuto reggente del clan Mallardo e prossimo alla scarcerazione - viene in particolare contestato di essere stato, quale reggente pro tempore del clan, il mandante dell'omicidio, deciso a seguito delle reiterate violazioni alle "regole" dell'organizzazione camorristica di cui lo stesso Di Lorenzo faceva parte. A Michele Olimpio viene contestato di essere stato l'esecutore materiale dell'omicidio in concorso con Filippo Caracallo, anch'egli affiliato al clan Mallardo e divenuto collaboratore di giustizia nell'aprile 2018, nei confronti del quale si e' proceduto separatamente. A Michele Olimpio - attualmente detenuto presso il carcere di Voghera in espiazione di condanna a trent'anni di reclusione per omicidio aggravato, in quanto riconosciuto colpevole, in concorso con altri, dell'omicidio di Luigi Giglioso, luogotenente di Giovanni Alfano, all'epoca a capo del sodalizio criminale egemone nel quartiere Posillipo, commesso a Napoli il 18 settembre del 1997 - e' invece attribuito il ruolo di esecutore materiale del delitto. Le dichiarazioni di Caracallo, poste a base del provvedimento cautelare, hanno permesso di ricostruire la dinamica dell'omicidio, di individuare gli esecutori dello stesso ed il contesto criminale in cui era maturato. Dalle indagini svolte è emerso, in particolare, che Olimpio, preoccupato del possibile pentimento di Caracallo, aveva deciso di parlargli convocandolo a Busano dove all'epoca si trovava ristretto in regime di detenzione domiciliare. Proprio il giorno della convocazione, Caracallo si era presentato ai carabinieri di Giugliano manifestando la sua volontà di collaborare con la giustizia. Dalle indagini svolte emergeva, inoltre, che a seguito della sua scarcerazione, Napolitano avrebbe assunto nuovamente la reggenza del clan.
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