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04 Febbraio 2019 - 20:03
C'è un 17enne che sta seminando terrore, ma è manovrato da uno dei familiari di Mazzarella
NAPOLI. Un boss scarcerato e un ragazzino pronto a eseguire i suoi ordini e così è tornato di nuovo il coprifuoco, fino ad arrivare all’eclatante gesto intimidatorio: la bomba a Sorbillo. Ecco chi ha in mano il destino del cuore turistico della città. Uno ha 20 anni appena compiuti e l’altro poco più di 30. Il primo, quando diventò maggiorenne, fu arrestato perché portava una pistola nella cintola dei pantaloni. Quando fu intercettato dai Falchi, tra i vicoli dei Decumani, scappò in sella al suo scooter a folle velocità, puntando quell’arma più volte contro gli agenti che con non poca difficoltà riuscirono a bloccarlo. In carcere è rimasto pochissimo, poi la comunità e infine la liberà. La camorra lo ha già avvisato e ha fatto fuoco contro la sua abitazione sabato notte: in via Oronzo Costa. Quattro colpi di pisola nel cancello d’entrata del suo portone. Ma lui continua imperterrito. Si ispira ai personaggi di «Gomorra» ed è tatuato sulle braccia. Indossa orologi vistosi, si fa vedere spesso in giro e a chi lo conosce bene dice sempre di girare armato e quasi sicuramente lo è. Fa paura, come facevano paura i Sibillo, quelli con la barba folta, ai quale all’inizio della sua carriera criminale si era avvicinato. Adesso si è «girato» e «lavora» per i Mazzarella. Il secondo, invece, la galera se l’è fatta e anche molta. Negli anni Duemila ha rischiato di essere condannato all’ergastolo e si salvò. È un nipote di Vincenzo Mazzarella, il boss dei boss, recluso da anni al carcere duro, fuori dai giochi, ma con un cognome che fa paura e soprattutto che conta dovunque nella malavita napoletana. Suo nipote vive al «Connolo», a Poggioreale, e da lì corre quasi ogni notte verso Forcella con una paranza di ragazzi. Proprio perché suo zio non aveva mai perso la voglia di controllare il centro di Napoli, organizzarono un agguato nel cuore dei vicoli dove perse la vita Eduardo Bove, ammazzato fin dentro casa sua nel 2004. Quando fu arrestato per la prima volta l’accusa che gli cadde addosso fu di omicidio. Fu scagionato e liberato, ma tornò in carcere per camorra e ancora una volta scarcerato per scadenza dei termini, nell’ottobre del 2015. Anche tre anni fa, quando mise piedi fuori dalla galera, scoppiò una guerra molto violenta tra i boss di Forcella e quelli dei Tribunali, questa volta per il controllo del mercato rionale della Duchesca e il pizzo sulle bancarelle. Morì in una stesa Maikol Giuseppe Russo: era innocente.
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