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Apparizioni a Ischia: ma non è Medjugorje

Apparizioni a Ischia: ma non è Medjugorje

Nella radura di Zaro, tra Forio e Lacco Ameno, due veggenti da 24 anni ricevono due volte al mese messaggi dalla Madonna

dall’inviato Rosa Benigno

ISCHIA. “Sul capo ha un sottile velo bianco, sulle spalle un manto azzurro, sul petto un cuore di carne coronato di spine”. È una delle descrizioni che Simona ha dato il 26 agosto scorso, dopo la sua 573esima estasi, durante la quale ha confermato di vedere la Madonna e di ricevere da lei un messaggio. Al suo fianco, c’è Angela, che - durante la preghiera del Rosario - descrive un’analoga (non uguale, ndr) visione.
È accaduto anche il 26 settembre scorso e sta per accadere l’8 ottobre.
Ischia come Medjugorie. Ai confini tra i due comuni di Forìo e Lacco Ameno, due volte al mese - il giorno 8 e il 26 -, centinaia di fedeli si riuniscono intorno a due donne, le veggenti, che pregano con i gruppi di pellegrini che arrivano da tutta Italia per sedersi e intorno a loro.
Angela e Simona attendono in ginocchio su un tappeto di finto prato verde. Sono vestite in modo dimesso, non indossano accessori vistosi e persino i capelli sono pettinati “al naturale”. Niente delle due donne, madri di famiglia, richiama a un pur lontano accenno di vanità femminile. Sorridono miti e riservate e stringono le mani, lasciandosi baciare da chi le avvicina.
Pregano. Poi - a metà del terzo mistero del rosario, proprio dopo la quinta Ave Maria - intorno a loro tutti tacciono. È l’appuntamento con la Madonna. Qualcuno si inginocchia verso una roccia sulla quale è stato collocato un tappeto di fiori rosa.
Dicono che la Vergine vi poggi sopra i suoi piedi e, al termine dell’estasi delle due donne, ciascuno sa che potrà portare via un fiore da regalare a un ammalato.
Durante quella manciata di minuti, che sembrano eterni, parla il bosco.
Tutto questo, infatti, accade in una piccola radura di Zaro, in un querceto dell’isola d’Ischia, a un centinaio di metri da “La Colombaia”, l’ex villa di Luchino Visconti destinata a Museo del maestro del cinema.
Il fruscio delle foglie e qualche cinguettio accompagna quei momenti di totale pace. Di attesa.
Quando Angela e Simona accennano il segno della croce, due uomini: il papà di Simona, e un altro più giovane, si dispongono in ginocchio di fronte a loro. Le due veggenti, infatti, al termine di ogni estasi cadono prive di sensi. Lo chiamano il “sonno dello Spirito”. Una pace che le pervade e le sottrae alla coscienza lasciandole come morte, addormentate e immobili, stese sul tappeto d’erba sintetica. Tutto intorno si rianima, intanto, nella preghiera che riprende placida e termina mentre, piano piano, le due donne si risvegliano e restano per un po’ intorpidite. Al loro fianco qualcuno ha poggiato un quaderno sul quale le veggenti cominciano a scrivere il messaggio appena ricevuto dalla Madonna. Al termine del Rosario lo porgono al sacerdote. 
È un giovane sacerdote: don Ciro. Era anche lui uno dei veggenti bambini di Ischia che, nel 1994, iniziò a raccontare di avere visto la Madonna e, insieme con Simone e Angela, e altri ragazzini dell’isola, continuarono a ricevere le puntuali apparizioni dell’8 e del 26 di ogni mese. Per alcuni di loro quella esperienza finì. Ciro, invece, è diventato sacerdote: don Ciro Vespoli, che ora è la guida pastorale di  Angela e Simona e dei Cenacoli di preghiera che proprio la Madonna avrebbe chiesto di formare per ottenere la pace e la protezione per la Chiese. È don Ciro che guida il Rosario e non manca mai agli appuntamenti con Maria e con i suoi pellegrini nel bosco di Zaro.
Le veggenti pongono nelle sue mani i registri dei messaggi appena trascritti. Lui li legge, chiede qualche spiegazione. Poi li riconsegna. E finalmente vengono letti. Contengono la descrizione del modo in cui la Madonna era vestita, del suo umore, di luoghi, persone, immagini allegoriche che in passato si sono rivelate profetiche di sciagure di portata mondiale e per la Chiesa. Infine il messaggio. Da Ischia giunge sempre un invito alla preghiera e alla conversione. È come a Medjugorie eppure non lo è.

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