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Ucciso perché cognato di un pentito Nco, presi killer e mandanti

Ucciso perché cognato di un pentito Nco, presi killer e mandanti

L'omicidio di Fortunato Marano nel 2001 fu pianificato a tavolino e fu brutale. Si trattò di una vendetta trasversale

NAPOLI. L'omicidio di Fortunato Marano, nel 2001, fu pianificato a tavolino e fu brutale. Si trattò di una vendetta trasversale messa in atto da soggetti che ora sono stati arrestati perché ritenuti mandanti ed esecutori. L'operazione è stata condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata che hanno dato esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.i.p. del Tribunale di Napoli su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia. Gli arrestati sono Pasqualino Garofalo, 58enne di Eboli e Carmine Izzo, 47enne di Boscoreale, entrambi già detenuti, ritenuti dagli inquirenti mandanti ed esecutori dell'efferato omicidio di camorra, in cui perse la vita Fortunato Marano commesso a Poggiomarino il 29 dicembre del 2001. Le indagini si sono avvalse delle dichiarazioni di collaboratori di giustizia nonché correi degli arrestati che si sono autoaccusati di aver partecipato sia alla fase preparatoria dell'omicidio, studiando le abitudini della vittima e monitorandone i movimenti il giorno designato, che a quella esecutiva. Gli investigatori hanno accertato, in particolare, che la mattina dell'omicidio, intorno alle ore 11, la vittima aveva raggiunto il mercato di Poggiomarino alla guida della sua Audi A2 per acquistare frutta e verdura: nel frattempo però era controllata a distanza dagli arrestati. Mentre risaliva a bordo della propria auto, infatti, venne raggiunta dal commando - composto secondo gli inquirenti dai due arrestati - che gli esplose a distanza ravvicinata un colpo di arma da fuoco in pieno viso. e attività investigative hanno permesso di accertare anche che l'omicidio di Fortunato Marano era stato pianificato da Pasqualino Garofalo - capo dell'omonimo clan operante a Poggiomarino - come vendetta trasversale per punire la collaborazione con la giustizia del capoclan Pasquale Galasso le cui dichiarazioni avevano coinvolto anche Garofalo e suo fratello Ciro nonché per affermare il proprio potere camorristico su Poggiomarino. La vittima, cognato di Galasso, aveva rifiutato il piano di protezione continuando a vivere a Poggiomarino. L'omicidio del 29 dicembre 2001 si collocava in una fase estremamente violenta caratterizzata da numerosi episodi di intimidazione con gesti eclatanti rivolti soprattutto a ex esponenti della N.c.o. nonché verso "pentiti eccellenti" come il Galasso.

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