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01 Marzo 2019 - 17:53
L'operazione su un paziente 40enne
NAPOLI. Un uomo di circa quarant’anni è stato ricoverato al Monaldi con diagnosi di pseudo-aneurisma in sede di coartazione aortica, già trattata chirurgicamente 20 anni addietro. La coartazione è una grave riduzione congenita del calibro della aorta. Decine di anni fa, tale patologia era trattata chirurgicamente sostituendo il tratto stenotico con una protesi o con altre tecniche ricostruttive. L’aorta del paziente, nella sede del pregresso intervento, risultava essere lesionata, ma tamponata dai tessuti circostanti, che avevano impedito il realizzarsi di uno shock emorragico ad elevato rischio di mortalità. Il paziente, tuttavia, aveva manifestato complicanze cliniche ascrivibili alla fissurazione dell’aneurisma in un bronco. All’arrivo in ospedale il paziente è stato trattato in urgenza con approccio endovascolare. Sul tratto aortico lesionato sono state impiantate tre endoprotesi, dal dottor Dialetto (unità terapia endovascolare) in collaborazione con il dottor Scardone (Responsabile Uosd tecniche avanzate in Cardiochirurgia). L’obiettivo era di ripristinare la continuità aortica perduta ricostruendo una nuova parete che escludesse il tratto lesionato. Purtroppo, però, tale protesi endovascolare si è dislocata dopo 48 ore, per l’estrema fragilità dell’arco aortico del paziente. Ed è stato necessario rioperare: è stata posizionata una nuova endoprotesi, stavolta preceduta da un intervento di preparazione per evitarne l’occlusione da parte della nuova endoprotesi da impiantare. Inoltre, il rischio elevato era dovuto alla difficoltà di accesso chirurgico recidivo, alle tenaci aderenze del polmone che era saldamente adeso all’aneurisma e alla parete del torace, alla possibilità che un’aorta tanto fragile si potesse lesionare definitivamente durante le manovre chirurgiche e alla possibilità di paraplegia postoperatoria.
In considerazione della giovane età del paziente e della necessità di dargli l’opportunità di una guarigione definitiva senza menomazioni, si è deciso di procedere chirurgicamente. Il dottor Scardone, col supporto del team anestesiologico diretto da Giuseppe Carullo con la collaborazione di Gennaro Palumbo e dell’ intensivista Nicola Galdieri, con i chirurghi Gianpaolo Romano, Cristiano Amarelli ed Eduardo Vitagliano, ha sostituito l’intera aorta discendente del paziente con l’ausilio della circolazione extracorporea. L’intervento è stato eseguito nelle sale operatorie del complesso operatorio dell’ospedale Monaldi diretto da Antonio Corcione (Direttore del Dipartimento di Cardiochirurgia e di Area Critica), da un team di 12 persone, costituito da chirurghi, anestesisti, perfusionisti, personale di sala operatoria, strumentisti e tecnici di sala.
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