La curva A in mano ai clan, nella rissa anche il figlio di Nicola Sequino

NAPOLI. Dieci Daspo, altrettanti indagati del rione Sanità per vari reati e una denuncia a piede libero per il presunto responsabile del ferimento di domenica 20 agosto nella Curva A dello stadio San Paolo. È il bilancio delle serrate indagini condotte dai poliziotti della Digos, con la collaborazione del commissariato San Carlo Arena, dopo la rissa scoppiata a metà primo tempo durante la partita Napoli-Sampdoria.
Un’inchiesta che riserva conferme più che sorprese rispetto a quanto scritto fin dal primo giorno dal nostro giornale; e cioè che si trattava di disordini scaturiti dalla guerra in corso tra il clan Sequino-Esposito della Sanità e i Sibillo, spalleggiati dai Giuliano, di Forcella e dei Decumani. Che l’incursione sugli spalti fosse preordinata e non frutto di una lite nata sul momento, lo scrivono gli stessi inquirenti nel provvedimento notificato ieri mattina ai destinatari. Il ferito si è trovato all’improvviso circondato da numerose persone con intenzioni tutt’altro che pacifiche e nessuno può escludere che l’intenzione fosse di uccidere.
Tra i denunciati nell’operazione di ieri figurano  nuove e vecchie conoscenze della polizia, tra cui Giovanni Sequino, figlio del ras Nicola, Carmine Torino e altri. Tutti i nomi delle persone coivolte sono pubblicati sul giornale in edicola, o compra la tua copia digitale QUI https://www.ilroma.net/abbonamenti Intanto, il governatore Vincenzo De Luca afferma che «il fatto che non ci fosse neanche una telecamera alla Sanità è grave. La prossima settimana faremo partire un'opera importante di collocazione di telecamere nel centro storico di Napoli. Dando seguito a un appalto già espletato dalla precedente amministrazione regionale, partiranno nei prossimi giorni i lavori per le telecamere in via Duomo, san Gregorio Armeno e nelle piazze della movida».