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Abbattimento Vela, lo scrittore col passato da pusher: il degrado resta

Abbattimento Vela, lo scrittore col passato da pusher: il degrado resta
NAPOLI. «Per me l’abbattimento della Vela non ha nessuna valenza. Il degrado è il contorno, non sono di certo i palazzi. Realizzare un abbattimento non equivale a nessuna vittoria». Una voce fuori dal coro, nella giornata dell’entusiasmo generale per l’inizio della cantierizzazione della Vela verde, è quella di Davide Cerullo, un passato da spacciatore per conto dei clan di camorra al lotto M ed ora scrittore impegnato a portare in giro il suo esempio positivo di riscatto. Cerullo ha un’idea completamente diversa del progetto “Restart Scampia’’, che ha nella distruzione della “torre’’ e delle altre due Vele, la gialla e la rossa (e la riqualificazione di quella celeste) il suo asse portante. «Il nuovo non significa distruggere il vecchio ma rinnovarlo», afferma Cerullo mentre si aggira alle Vele insieme alla sua capretta di nome Regina ma tenendosi ben lontano dai rappresentanti dell’amministrazione comunale e della ditta esecutrice dei lavori. Lo scrittore usa una metafora per spiegare meglio la sua idea: «Il cambiamento rispetto al passato? Io non l’ho visto. Se io non sto più bene con mia moglie perché ho trovato una ragazza più giovane, non è che io vado a stare con lei ma piuttosto rinnovo il rapporto con mia moglie». 
Per Cerullo, che conosce le Vele come le sue tasche, la questione va rappresentata diversamente il suo mancato intervento alla conferenza stampa del sindaco de Magistris, degli assessori e del Comitato Vele sulla terrazza della Vela celeste ne è la riprova. «Case così non le trovi neppure a Posillipo. Qui alle Vele ti affacci dal terzo piano e puoi vedere il Vesuvio. Chi ha progettato e realizzato le Vele è stato un genio. Provate solo ad immaginare questi edifici con i fiori ed altri ornamenti: la buttereste davvero giù?». Dunque cosa fare? Cerullo risponde rispolverando l’aspetto sociologico della faccenda che continua ad avere la sua valenza: «Bisogna dare la possibilità di rinnovare la bellezza, l’essenziale. L’abitare è dare la possibilità ai bambini di essere bambini e qui a Scampia e alle Vele la possibilità non c’è e non c’è mai stata. Ma questo, di sicuro, non è colpa del cemento o delle Vele che saranno abbattute. Piuttosto è responsabilità di una società, di uno Stato e delle istituzioni che non hanno dato opportunità ai giovani. Se la camorra ti dà come favore quello che lo Stato dovrebbe darti come diritto, allora la conseguenza sarà la creazione di un quartiere dormitorio perché non ci sono strumenti per considerare un palazzo solo un palazzo».
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