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Agguato a piazza Nazionale, il giallo del ritardo di Nurcaro

Agguato a piazza Nazionale, il giallo del ritardo di Nurcaro

NAPOLI. Sessanta minuti di “black out” per trovare una spiegazione al Far West di piazza Nazionale. Le indagini sull’agguato del 3 maggio scorso costato quasi la vita alla piccola Noemi entrano nel vivo con l’analisi dei dettagli. Il cerchio dell’inchiesta non si è infatti chiuso con l’arresto dei fratelli Armando e Antonio Del Re, sospettati di essere i responsabili del raid. Sotto la lente di ingrandimento finisce così il lasso temporale compreso tra le 16 e le 17 di quel maledetto pomeriggio di sangue. Il primo orario coincide infatti con quello dell’appuntamento che Salvatore Nurcaro, il vero obiettivo dei sicari, aveva fissato in piazza con il fratello e lo zio: il 31enne, però, non si è mai presentato a quell’incontro. Salvo arrivare sulla scena un’ora più tardi per andare incontro a quella micidiale raffica di piombo.
Il retroscena emerge dalla lettura degli atti dell’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli. Sul punto, appare determinante uno dei passaggi dedicati alle dichiarazioni rese dal fratello di Nurcaro, ascoltato dagli “007” poco dopo l’agguato: «Il giorno che si è verificata la sparatoria avevo un appuntamento con Salvatore e mio zio Giuseppe, zio a sua volta della mia compagna. È stato proprio mio fratello a contattare “Geppy” tramite il servizio di messaggistica del social network Instagram. L’appuntamento era fissato per le 16 a piazza Nazionale, nei pressi de bar Elite, accanto a un ristorante dove in precedenza avevo festeggiato il battesimo di mio figlio. Il motivo dell’appuntamento era finalizzato all’acquisto di capi d’abbigliamento da parte di Salvatore, in quanto mio zio commercia in questo settore». I tre non riusciranno però a vedersi. Per un motivo al momento non meglio precisato, Salvatore Nurcaro non si presenta infatti all’incontro: «Alle 16 - ha spiegato il fratello della vittima designata - mi sono recato con mio zio a piazza Nazionale, dove abbiamo poi atteso per circa venti minuti. Non vedendo arrivare Salvatore e non avendo con noi alcun telefonino per contattarlo, siamo andati via recandoci nel circolo ricreativo di via Santa Maria La Fede».
Un vero e proprio giallo, che si configura come tale per almeno due ordini di ragioni. Il primo perché Salvatore Nurcaro, stando così le cose, non avrebbe fornito alcun spiegazione in merito a un eventuale ritardo all’appuntamento già concordato. Il secondo riguarda invece i tempi. Il 31enne imparentato con il clan Reale di San Giovanni a Teduccio è stato infatti ferito pochi minuti prima delle 17, quando è arrivato a piazza Nazionale con circa un’ora di ritardo. Cos’è successo nel frattempo? Perché i programmi di Nurcaro sono cambiati senza alcun preavviso? E, soprattutto, il 31enne sapeva che davanti al bar Elite avrebbe trovato qualcuno pronto a fargliela pagare? Sul punto, il fratello sembra avere le idee molto chiare: «Non so se mio fratello abbia riferito ad altri dell’appuntamento, ma per quanto mi risulta ne eravamo a conoscenza soltanto noi tre. Salvatore non era ad ogni modo solito frequentare piazza Nazionale, per cui mi era sembrato strano che avesse fissato l’appuntamento proprio lì». Sessanta minuti di “buio”, che gli investigatori della Squadra mobile stanno adesso scandagliando secondo dopo secondo per risalire al movente del delitto e alla certezza che i coinvolti nel raid siano soltanto i due Del Re.

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