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30 Maggio 2019 - 11:00
NAPOLI. All’apice della propria ascesa criminale il clan Cutolo non si sarebbe più accontentato di dettar legge nella parte “bassa” del rione Traiano. No, il gruppo “Borotalco” puntava al colpo grosso: la conquista del vicino quartiere Pianura. Un’ambizione che ben presto ha però portato il gruppo guidato dal rampollo Vincenzo, 34enne figlio del ras Salvatore, a entrare in rotta di collisione con l’egemone famiglia Mele. Quella che ne sarebbe potuta scaturire era un vendetta atroce. Con il capoclan Giuseppe Mele che dal carcere avrebbe dato l’ordine di uccidere la moglie del boss, a quel punto rivale, Salvatore Cutolo. L’agguato non fu però mai messo a segno grazie a un summit che ha visto sedere al tavolo della trattativa tutti i principali clan dell’area flegrea. A svelare l’inedito e inquietante retroscena è l’ex ras pianurese Salvatore Romano, alias “muoll muoll”. Il verbale relativo al suo interrogatorio reso innanzi agli inquirenti della Dda il 7 gennaio del 2018 è uno dei documenti-chiave sui quali poggia l’ordinanza di custodia cautelare cha all’alba di martedì ha portato allo scompaginamento del clan di via Catone. Il racconto che l’ex ras Romano fa è serrato e ricco di dettagli, nomi e cognomi: «Ho conosciuto Enzo Cutolo e Gennaro Carra, che sono gli esponenti di spicco della “44”, nel 2016. Loro sono tra gli esponenti di maggior rilievo ma l’ultima parola spetta sempre a Geppina, madre di Enzo Cutolo e moglie di Salvatore Cutolo. Li ho conosciuti in occasione di una pace che noi del clan Mele siglammo con la “44” su ordine di Enzo Mele a seguito delle insistenze del gruppo Sorianiello e in particolare di Simone Sorianiello, Peppe Mazzacagna e altri». Il motivo di quel summit urgente è da brividi. Con la doverosa premessa che tutti i soggetti indicati dal collaboratore di giustizia sono da ritenersi estranei ai fatti fino a prova contraria, ecco quanto ha rivelato l’ex ras Romano: «La pace si rese necessaria perché Giuseppe Mele dal carcere aveva fatto sapere che voleva uccidere Geppina, considerandola il vero capozona. Facemmo dunque un incontro nella “44” in un appartamento al primo piano. Eravamo io, Vincenzo Mele, Enzo Cutolo, Genni Carra, il Calone (Antonio, presunto ras di Posillipo, ndr) e Bruno Annunziata. In quell’occasione i Cutolo mi riconobbero un ruolo importante e in seguito mi garantirono che se avessi avuto bisogno di loro mi avrebbero sostenuto in un’eventuale scissione dai Mele». Di quell’aiuto non ci fu però mai bisogno. Qualche tempo più tardi, infatti, Salvatore Romano finì in manette e nell’estate del 2017 decise di pentirsi. Tornano ai contenuti dell’interrogatorio, “muoll muoll”, incalzato dagli interrogativi degli inquirenti, ha poi fornito ulteriori dettagli in merito al “ponte di comando” della camorra del rione Traiano: «Gli affiliati di maggiori rilievo de gruppo dei Cutolo sono, oltre a Enzo Cutolo e Gennaro Carra, Antonio Calone di Posillipo, Bruno Annunziata detto “’o bruno”, un certo Ciro e un certo Checco. Il gruppo dei Cutolo - ha poi aggiunto l’ex ras - è strettamente legato a quello dei Sorianiello, fatto che ho potuto constatare di persona ai summit nei quali si decidevano le “puntate di droga” e ai quali partecipava Simone Sorianiello prima che l’arrestassero. Ciascun clan opera però nell’ambito del proprio rione».
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