NAPOLI. Da oltre due anni non vede il proprio figlio e si sta battendo con tutte le sue forze per riabbracciarlo. È la storia di Mirko Cappelli (nella foto col figlio), napoletano, che dall’ottobre 2018 ha perso i contatti col proprio bambino. La vicenda nasce nel 2015 quando l’uomo ha sposato una cittadina di origine ucraina. Dalla loro unione è nato un figlio, che la donna, qualche anno dopo e senza il benestare del padre, si è portata con sé al suo Paese.

Una vicenda drammatica per un padre che desidera solo rivedere il figlio. Per tale motivo ha intrapreso da tempo una battaglia legale, ottenendo anche risultati importanti, ma la questione non si sblocca. Il Tribunale di Napoli, infatti, il 2 gennaio dello scorso anno ha emesso una sentenza attraverso la quale si è stabilito il rientro in Italia del bambino e l’affidamento al padre. Inoltre, ad agosto 2020, anche il tribunale ucraino di Zaporizhia, investito per la Convenzione dell’Aja, ha ordinato il rientro in Italia del piccolo. Ma nonostante le sentenze a favore del padre, il bimbo resta con la madre all’estero.

«Dopo questi provvedimenti giudiziari – racconta Cappelli – sembrava fatta ed invece ancora oggi nulla si è risolto. Mio figlio resta con la mia ex moglie a migliaia di chilometri di distanza. È ormai diventato un caso diplomatico e spero che lo Stato italiano mi aiuti. Purtroppo tutto si è bloccato perché il governo ucraino ha definito il bambino un loro cittadino. Ma come è possibile se mio figlio è cittadino italiano, nato in Italia, da padre italiano e con residenza stabile in Italia? Non è ammissibile che il governo ucraino si impunti così e le istituzioni italiane non tutelino i loro cittadini all’estero. In questo caso si tratta anche di un minore».

Ma nella mente del padre non c’è assolutamente l’idea di mollare. «La mia battaglia andrà avanti fin quando non rivedrò mio figlio. Lo farò in tutte le sedi. Il mio appello va a tutte le istituzioni locali e nazionali affinché mi aiutino. Ho scritto una lettera aperta ai leader politici, al governo, al presidente Mattarella e finanche al Papa. Mi auguro, anche attraverso l’aiuto della stampa, di ricevere risposta».

Purtroppo questo non è un caso isolato. Sono tanti i bambini che ogni anno vengono sottratti ai genitori dopo la separazione. Le battaglie legali costano e per questo è fondamentale il sostegno delle istituzioni. Lo dimostra la nascita dell’associazione “Padri Separati” e di diversi gruppi Facebook dedicati al tema. Sapere che il proprio figlio sta crescendo altrove senza potersi godere le sue giornate ed i suoi passi avanti nella vita, è per un genitore un grosso dolore. Nel caso in questione una vicenda che si sviluppa in due Paesi lontani rende la situazione ancora più difficile.

«Allo stato attuale – continua Cappelli – non posso né vedere né sentire mio figlio. Sono stato privato di qualsiasi forma di contatto con lui. La mia ex moglie sta violando i diritti del bambino ed anche i miei. Mio figlio ha pochi anni e restare lontano da me per un lungo periodo influirà sul nostro rapporto. Tale situazione comporta un grave stato di malessere psicologico per me ed anche una condizione di grave pregiudizio per il bambino poiché privato da un giorno all’altro della stabilità del suo ambiente di riferimento e della figura paterna a cui era legatissimo. Io non mi arrendo – chiude papà Mirko – ma è indispensabile che gli organi competenti mi aiutino».