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03 Marzo 2020 - 14:10
Morta al Pellegrini dopo quasi due settimane di agonia. Via all'inchiesta
NAPOLI. Tutto lascerebbe pensare a un femminicidio e sviluppi investigativi potrebbero aversi a breve. La vittima è morta nel reparto di rianimazione dell’ospedale dei Pellegrini durante la notte della devastazione e della vergogna, l’1 marzo. Irina Maliarenko, ucraina di 39 anni che abitava in via De Gasperi, era ricoverata dal 18 febbraio per un’emorragia intestinale provocata apparentemente da percosse che le avevano danneggiato notevolmente il fegato e la milza. Lei aveva accusato un familiare, ancora irreperibile a quanto sembra, ed era apparsa lucida nel racconto. Sono partite le indagini dei carabinieri ma per il momento mancherebbero i riscontri e così non sono scattati provvedimenti restrittivi. La tragica storia di Irina sarebbe passata sotto silenzio senza la denuncia di Francesco Emilio Borrelli, sempre attento a ciò che accade in città. La donna, ricoverata in gravi condizioni il 18 febbraio ma non in pericolo di vita, ha avuto un peggioramento proprio durante la notte tra il 29 febbraio e l’1 marzo, domenica. Così è stata trasportata d’urgenza al reparto di rianimazione ed erano accorsi i genitori, in attesa nel pronto soccorso di notizie dai medici. Ma amici e parenti di Ugo Russo avevano fatto irruzione nella struttura sanitaria, travolgendo tutto e tutti, compresi il padre e la madre di Irina, caduti addirittura a causa della furia dei devastatori. Scrive il consigliere regionale dei Verdi: «Nella notte della violenza all’ospedale dei Pellegrini, ad opera dei familiari del 15nne che ha tentato la rapina al carabiniere, è deceduta tra l’indifferenza generale una donna di origine ucraina di 39 anni ricoverata nei giorni scorsi in grave condizioni in seguito a violenze e percosse con lo spappolamento di fegato e milza da parte di un familiare. È incredibile come l’attenzione in questi giorni si sia concretata solo sulla morte di Ugo Russo, che era sì un ragazzo giovane ma è stato protagonista di un'attività criminale, uno che ha tentato una rapina. Invece una donna vittima di violenze è morta nel silenzio, nell’indifferenza generale. I parenti di questa donna, che la notte di domenica 1 marzo si trovavano in ospedale, sono stati spintonati dai familiari e amici di Russo e si sono ritrovati nel caos causato da chi ha preferito aggredire i medici piuttosto che fare mea culpa sulla tragica fine del ragazzo. Si tende a dare spazio e solidarietà sempre più spesso ai carnefici e sempre meno alle vittime. Al di là del fatto che il femminicidio si è purtroppo concretizzato in concomitanza con i drammatici eventi di Santa Lucia, la vicenda ripropone anche a Napoli il tema della violenza sulle donne. Una piaga che in Italia è diventata sempre più vasta e a nulla finora sono servite i moti di indignazione popolare e le iniziative lanciate dalle numerose associazioni che da anni si battono per la causa. In questo caso, come del resto anche per gli altri, la speranza è che quantomeno il responsabile, una volta identificato e condannato al termine di un processo, paghi la giusta pena.
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