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Paolo Bonolis al teatro Diana ha presentato il libro “Perché parlavo da solo”

Paolo Bonolis al teatro Diana ha presentato il libro “Perché parlavo da solo”

Il popolare conduttore ha presentato il volume in compagnia del vicedirettore di Raiuno Franco Di Mare

NAPOLI. «A “Porta a Porta” parlai del fascino della “decomposizione delle carni”: Bruno Vespa non si era letto il libro e allargava il campo interlocutorio. Ad un tratto lo aprì e il dito cadde sulla “decomposizione delle carni” e nel chiedere lumi risposi, con chiaro riferimento, che è quella sensazione di compiacenza che uno prova, quando ad una certa età uno si guarda nello specchio e si compiace del proprio aspetto». Con rispetto ma mai con riluttanza verso la beffa sorniona, Paolo Bonolis ammalia e conquista. «Ho scritto questo libro anche per lasciare qualcosa di scritto ai miei figli»: si preferisce lasciare una testimonianza scritta, o perché un primo libro è il bagaglio delle emozioni pervenute nella vita o perché, più propriamente, con “Perché parlavo da solo” fin dalla prima intervista in tv, Paolo Bonolis, svela quel diario intimo che dagli insegnamenti ricevuti vuole dare un senso alla vita. Un viaggio che nel suo riporto mediatico ha stabilito una tappa lunedì 4 novembre al teatro Diana, per presentare il suo lavoro edito da Rizzoli, accompagnato da Franco Di Mare, vicedirettore di Raiuno. Nella copertina lo sguardo ilare  del protagonista ad un Bonolis in dimensioni ridotte, e tenuto sul proprio palmo della mano, assomiglia tanto all’attenzione un po’ beffarda  con la quale un padre vede le espressioni filiali, che sembrano ingrandire le dimensioni della vita, sapendo bene che la vita stessa, in breve, le ridimensionerà verso l’infinitesimo. Quando un uomo allora  decide di scrivere un libro del genere,  evidenzia i suoi pregi e i suoi difetti, sia nella figura di padre che di uomo di spettacolo e di cultura, e quindi la gente lo deve apprezzare per come è, sia come uomo che come padre, sia  nel bene che nel male. «Gli vorrei consegnare quello che ho conservato. Non c’è molto tempo e, senza il mio bagaglio, ho paura che il loro viaggio possa essere più faticoso del mio»: ancora rivolto alla sua prole, Paolo Bonolis, a 58 anni con due figli negli Usa, e tre in Italia, non parla da solo perché gli mancano gli interlocutori ma piuttosto perché quando l’intensità della vita ci fa riflettere, si sente restringere il tempo per le parole che vengono dall’intimo profondo. In 18 capitoli sono presenti gli appunti di una vita che vuole ammaliare con la propria ironia, a volte saccente e a volte macabra, ma sempre con una punta di conviviale complicità , che alla fine per il lettore resta l’agente più accattivante. Franco Di Mare ha iniziato sottolineando che Paolo si è messo in gioco, per cui alla fine, non si può fare a meno di divorare le pagine, in cui si trovano pensieri sparsi con riflessioni suppletive con una certa ricchezza di citazione: «A Paolo piace il cinema, la musica e la cultura per cui lui stesso da persona colta mette il sale sulla coda dell’interlocutore, e lo fa sia in tv che nel libro. Vorrei cominciare da uno dei suoi amici: Luca Laurenti». Paolo apprezzò da subito la distonia di Luca tra parlato e cantato, 32 anni fa, insieme a quel seme dell’imprevedibilità che fa diventare un piatto più prelibato. Sono seguite altre domande sul modo differente di Paolo di affrontare la tv e sui maestri incontrati: «Sono stati più di noi loro stessi, e oggi molti addomesticano la loro natura in funzione di quello che bisogna essere, e io dico invece sempre di restare se stessi. Mike Bongiorno fu un grande; ricordo quando Enzo Bottesini, quello che fece bestemmiare Enzo Maiorca, andò al “Rischiatutto” e Mike disse che se questi era un subacqueo lui poteva essere un sub normale e si lasciò andare all’ilarità come risorsa». Papà di Milano e mamma di Salerno per Bonolis, Franco Di Mare ha poi ricordato quando il padre in romanesco lo incoraggiò ad accettare il primo contratto: 12 milioni delle vecchie lire all’anno. I figli invece sono ampiamente presenti nel libro; in particolare Silvia che con il suo sguardo li guida verso una diversa percezione del mondo, causa alcune problematiche fisiche. Paolo ha scherzato sulla figlia parlando con molta serietà e leggerezza, perché la sua condizione «È stata capace di smussare l’arroganza». Si è passati quindi alla predatorietà dell’uomo che mette in gioco chi ci da per prima il risultato, è ciò la dice lunga sulle scelte che oggi si fanno ad alti livelli. Sul palco l’amico Luca Testa ha rinvangato poi alcuni incontri divertenti di Paolo con Berlusconi. I proventi del libro andranno per l’assistenza gratuita da parte dell’associazione onlus a tutti i bambini con problematiche fisiche, e questo è un grande gesto di umanità e sensibilità. Quindi si è parlato delle illusioni, che per Paolo vanno ben distinte dai sogni, perché questi ci appartengono mentre le prime ce le iniettano per ingannarci. Franco Di Mare ha insomma veicolato in modo spontaneo ed elegante, la dialettica di Paolo che non ha disdegnato di sbracciarsi le braccia e citare , soprattutto in romanesco , quel cinismo con il quale anche a Roma si affrontano le cose, in modo  più greve rispetto a quello napoletano. L’esempio citato è stato l’eleganza sublime del tifoso napoletano con riferimento ai cori nella partita Verona-Napoli, fin quando uscì uno striscione con su scritto “Giulietta è ‘na zoccola”. L’ultima botta e risposta è stato il ricordo di Freddie Mercury incontrato per caso in un locale, mentre Paolo cenava con Rod Stewart, e ne discese una bella amicizia e i biglietti per il concerto di Wimbley; quello in cui dichiarò di avere l’Aids. Insomma la verve di Paolo è sempre carnosa e rispecchia un verismo artistico, spaziando senza scossoni tra livelli di alta liricità a battute in dialetto , senza creare sconnessioni al quadro complessivo: «Mi piace occuparmi di tutti e ragionare con tutti, perché desidero che gli altri si accorgano che io ci sono. Forse non un bomber ma un mediano nella squadra della vita: non segnerò ma sarò presente sempre a sostegno degli altri».

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