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Elvira Notari, la figlia del Vesuvio

Elvira Notari, la figlia del Vesuvio

Centoquarantacinque anni fa, precisamente il 10 febbraio del 1875, viene alla luce Maria Elvira Giuseppa Coda. Un nome che ai più, molto probabilmente, non dirà nulla. Ma se a questo nome si aggiunge “Notari” forse le ombre sull’identità di questa donna iniziano a dissiparsi. Elvira Coda Notari è stata una figura di fondamentale importanza per la storia culturale della nostra regione e del nostro paese: la sua curiosità per la nascente arte cinematografica unita a uno spiccato spirito imprenditoriale le procurarono un successo senza precedenti durato quasi un trentennio e solo recentemente riscoperto. Elvira Notari è stata la prima regista cinematografica italiana e una delle prime donne ad accostarsi a questo nuovo e affascinante mondo. Tra il 1906 e la fine degli anni Venti (l’avvento del cinema sonoro con i suoi alti costi di produzione mise purtroppo la parola fine al suo brillante percorso) ha diretto più di sessanta film e oltre cento cortometraggi, di cui controllava con meticolosità ogni fase di produzione, compresa quella pubblicitaria. Imprenditrice oltre che regista, insieme al marito Nicola Notari (fotografo specializzato nella colorazione delle pellicole fotografiche) fonda la casa di produzione “Dora Film”, dal nome di una delle figlie. Dotata di spirito pioneristico fu una delle prime a girare, oltre che negli studi, en plein air ritraendo senza filtri la misera realtà di alcune zone della città. Scugnizzi, guappi, passioni mai sopite, violenze, drammi lacrimosi spesso tratti da fatti realmente accaduti, costituivano il campo tematico dove la Notari si muoveva con agilità. Attraverso l’occhio della macchina da presa, Elvira esplorava un mondo dove vigevano regole antiche, dove il sacro si univa con il profano e dove veniva data voce alle complesse dinamiche emozionali dell’universo femminile. Le donne del cinema della Notari sono animi innamorati, passionali, instancabili paladine della verità, desiderose di una felicità che sembra una lontana chimera, donne che non soccombono al loro destino e, se lo fanno, la loro morte ha un effetto catartico. Durante la sua carriera la Notari ha curato la versione cinematografica di molte canzoni popolari napoletane (‘A Marechiare ce sta na fenesta, 1914 – È Piccerella, 1922 – Reginella, 1923) il cui testo spesso costituiva il contenuto delle didascalie esplicative. Non era raro che durante le proiezioni dei film della Notari il pubblico partecipasse con ardore alla proiezione, piangendo o gioendo con le figure sullo schermo o, addirittura, arrivando a punire il cattivo di turno sparando veri colpi di pistola contro lo schermo. Il successo della Notari crebbe a dismisura in città, al punto che la sua fama si estese oltreoceano: agli inizi degli anni Venti molti suoi film approdarono in America, restituendo alle comunità di emigranti scorci e storie della terra natia. In molti film infatti la Notari inseriva materiale documentario su usi e costumi della Campania: in È Piccerella, per esempio, viene mostrata la festa del Carmine. Benché la casa di produzione fosse prevalentemente a conduzione familiare (tra gli attori figurano il figlio Eduardo interprete di “Gennariello”, primo scugnizzo della storia del cinema, e la maestra del figlio Rosè Angione), Elvira fondò anche una Scuola di arte cinematografica tra i cui allievi figurava una giovanissima Tina Pica. Della sua produzione restano, a oggi, tre lungometraggi e un collage di frammenti a colori. Qualche anno fa una grande mostra evento, “La film di Elvira”, ha fatto finalmente uscire da un silenzio irriguardoso una vera pioniera del cinema italiano.

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