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Franz Riccobono: "Recuperiamo la Real Cittadella"

Franz Riccobono: "Recuperiamo la Real Cittadella"

Lo storico: «Dagli inizi del ’700, la fortezza di Messina contiene la nostra identità» 

Prima con pochi studiosi ed appassionati, poi insieme ad associazioni, movimenti, esponenti della cultura e giornalisti lo storico Franz Riccobono (Componente del Consiglio dei Beni culturali della Sicilia) ha acceso i riflettori sul vergognoso degrado della Real Cittadella di Messina.

Che cosa significa per Messina la Real Cittadella, e perché - come scrive nel suo prossimo libro - si è cercato di cancellarla con l’abbandono?

«La fortezza non è solo il perno difensivo dello Stretto, ma dell’ intera Sicilia. Dagli inizi del ’700 in poi tutti i cambi di dinastie, tutti gli avvicendamenti al potere sono passati dal controllo della Real Cittadella, non da Palermo. Chi teneva la Real Cittadella, teneva la Sicilia. E nel 1848, durante la rivolta liberale, ai borbonici restarono solo alcuni forti e la Real Cittadella. La riconquista di Messina cominciò da lì. Se guardiamo all’architettura, dopo i disastrosi terremoti del 1783 e del 1908, e nonostante le mutilazioni che ha subito, la Real Cittadella resta il più grande monumento della città, un complesso architettonico che si estende su tre chilometri e mezzo lineari. Gli uomini del Risorgimento la odiavano perché testimonia, con la sua resistenza all’assedio del 1861, che non tutti tradirono. Messina continuò a resistere all’esercito piemontese un mese dopo la capitolazione di Gaeta, e la proclamazione dell’unità d’Italia poté avvenire solo il 17 marzo, quattro giorni dopo che la Real Cittadella era caduta. Il primo atto del Consiglio comunale, dopo l’ unità, fu una raccolta di fondi per demolire la fortezza».

La fortezza si trova all’interno della “zona falcata” (a forma di falce, ndr), dove il mito e la Storia di Messina si intrecciano. Come spiega il disinteresse della politica verso il recupero dell’ intera area?

«Secondo il mito Il gigante Orione avrebbe rinforzato la falce che cinge il porto, consentendo così a Messina di svilupparsi. È il mito fondativo della città. E qui Ruggero I di Sicilia il Normanno costruì il Monastero del Santissimo Salvatore nel luogo dove i  Saraceni avevano impiccato 12 cristiani. La stratificazione culturale è impressionante, dall’era geologica ai giorni nostri. Poi c’è la bellezza straordinaria dello Stretto, da cui si vede la Calabria, di un braccio di mare dove nuotano varietà ittiche che ne fanno il paradiso dei naturalisti. Il disinteresse? Se per i messinesi si può dire che la zona falcata non è mai stata abitata, per i politici è assurdo. A 300 metri di distanza sbarcano 4 milioni di crocieristi. Qui c’è una enorme risorsa potenziale».  

Nell’ultimo anno c’è stata una mobilitazione di associazioni culturali, movimenti identitari, esponenti della cultura e giornalisti sul recupero della Real Cittadella. Basterà a scuotere la classe politica?

«La mobilitazione deve continuare. Ad attivare la politica è stato anche un esposto alla Procura presentato da un esponente dell’ associazionismo. Qui prevale l’interesse privato, non quello pubblico». Il futuro può essere un grande Parco Urbano con al centro una Real Cittadella restaurata? «Certo, la zona falcata è un polmone verde della città. Da piazza Cairoli, che è il cuore di Messina, ci si arriva a piedi in 10 minuti. Ma bisogna realizzare al suo interno un Museo del monumento stesso, cioè un Museo sulla Real Cittadella e le fortificazioni che documenti la nostra Storia straordinaria». 

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