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13 Giugno 2020 - 18:03
Finalmente. Mai come questa volta, andare verso l’antico significa guardare al futuro. La mostra “Gli Etruschi al Mann” ha il sapore fresco della ripartenza e il profumo rassicurante del passato. Avrebbe dovuto inaugurarsi a marzo ma poi, il prolungato lockdown, l’ha fatta slittare ed è partita ieri per restare all’Archeologico per un anno intero. Curata da Paolo Giulierini e Valentino Nizzo, mette insieme i numerosi reperti (nelle foto, una scultura, una seportura e un sarcofago) conservati nei depositi del Mann, con alcune preziose testimonianze della cultura etrusca custodite nel museo di Villa Giulia a Roma. Ne viene fuori il quadro di una civiltà estremamente raffinata che tra il decimo e il quarto secolo prima di Cristo ebbe una diffusione assai più ampia di quella che tradizionalmente la confina nell’area a cavallo tra Lazio, Toscana ed Emilia. Lo dimostrano proprio gli oggetti ritrovati qui in Campania, dove già nella prima Età del Ferro, all’incirca tremila anni fa, sono state individuate numerose sepolture che fanno pensare a una ampia penetrazione etrusca di natura essenzialmente commerciale. All’anteprima di ieri, riservata a stampa ed istituzioni, hanno partecipato, insieme ai curatori, Rosanna Romano, direttore generale per le Politiche Culturali e il Turismo della Regione Campania, Carlos Maldonado Valcàrcel, Console Generale di Spagna a Napoli, Teresa Elena Cinquantaquattro, Soprintendente Sabap per l’area metropolitana di Napoli e Luigi La Rocca, soprintendente Sabap per il Comune di Napoli. Il Direttore Generale del Parco Archeologico di Pompei, Massimo Osanna ha mandato un messaggio di saluto ai partecipanti, ricordando che la rete tra istituzioni ha favorito itinerari espositivi dedicati ai legami tra la città vesuviana e le diverse culture dell’antichità. «Solo dalla seconda metà dell'Ottocento è stata accettata ufficialmente l'idea di una presenza etrusca in Campania. Ma nessuno aveva mai dedicato a questo tema una mostra di simili dimensioni - ha detto Paolo Giulierini - Attraverso reperti provenienti dai depositi del Museo, insieme a prestiti di altre istituzioni e collezioni, ricostruiremo una storia di frontiera, nella quale gli Etruschi possono essere considerati quasi come dei cowboy. Partendo probabilmente dall'Umbria, raggiunsero le pianure campane e le dominarono per diversi secoli, intrecciando legami culturali, commerciali e artistici molto stretti con gli altri abitanti di quei luoghi, gli altri popoli italici e i Greci». «Abbiamo voluto delineare - ha proseguito Valentino Izzo - un rigoroso percorso storico-archeologico volto a ricostituire la trama di relazioni che caratterizzò la plurisecolare presenza degli Etruschi in Campania.Ma la mostra fornisce anche un nuovo capitolo alla storia dell’antiquaria e del collezionismo». Il percorso espositivo si articola in due sale: nella prima si sintetizza la vicenda storica degli Etruschi in Campania, nella seconda l’attenzione si concentra sui pezzi etruschi conservati al Mann. Il visitatore ne esce con la consapevolezza che la civiltà è un processo lento di ibridazione, di mescolanza e meticciato, che risale addirittura alla preistoria. L’identità etnica della Campania è possibile ricostruirla soltanto se si diventa consapevoli di quanto questa sia debitrice alle culture più diverse. Tombe di età villanoviana, fibule d’oro, urne d’argento, sarcofaghi in terracotta, buccheri d’ogni dimensione sono lì con la loro presenza muta a restituirci un frammento di passato di cui neppure eravamo consapevoli e che invece ha agito, come un fiume carsico, nel modellare la nostra coscienza occidentale. A cominciare dal concetto di persona, «una parola etrusca - spiega Nizzo - che significava “maschera” e che con questo significato è passata nella lingua latina ma poi, nel tempo, ha assunto un altro significato». Gli Etruschi, sia ben chiaro, hanno intenzione di restarci al Mann. Ha le idee chiare il direttore Giulierini: «Ci sarà un allestimento permanente che restituirà al pubblico un altro pezzo della storia del nostro Museo, casa dei tesori di Pompei ed Ercolano, così come custode di eredità molto più antiche». La Regione Campania, presente con Rosanna Romano, ha dato il suo sostegno alla mostra perché, precisa la Romano «l’obiettivo è quello di connettere i nodi del territorio campano per costruire un unico percorso archeologico. L’archeologia, infatti, è il nostro biglietto di presentazione anche nel portale “Cultura Campania”, che presenta monumenti, musei e archivi ma anche paesaggi, tradizioni, percorsi naturalistici come parte di un unico ecosistema». E che la Regione sia sensibile al tema è confermato, con una malcelata punta di invidia, anche dal curatore Izzo che chiosa così il suo intervento: «Mi piacerebbe che Zingaretti prendesse un po’ esempio da voi». Intanto la ripartenza del Mann procede speditamente: per fine anno ci sarà una grande mostra sui gladiatori, la risistemazione di tutta la statuaria campana, il raddoppio della superficie espositiva del museo. Insomma si ricomincia alla grande.
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