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25 Luglio 2020 - 13:28
Una città senza memoria firma la rinuncia al suo futuro
In quanti posti del mondo hanno dedicato una strada meravigliosa a chi ha fatto invadere la sua nazione e massacrare la sua gente? In quante città non esiste una piazza dedicata a chi ha difeso eroicamente quella stessa città? Nel 1799 l’esercito francese invase il Regno di Napoli massacrando oltre 8mila persone dal 21 al 23 gennaio e oltre 60mila persone in appena cinque mesi. Da un lato, invasori stranieri aiutati da pochi giacobini locali, dall’altro, un intero popolo napoletano-cristiano-borbonico che scrisse pagine che una storiografia corretta avrebbe definito “epiche”. «I lazzaroni sono degli eroi», avrebbe dichiarato lo stesso generale Championnet. Ancora più epiche le pagine che quel popolo, guidato dal Cardinale Fabrizio Ruffo, avrebbe scritto liberando la città e il Regno «alli tridece de giugno», nel segno di Sant'Antonio “gluriuso”. Eppure, una delle strade più belle del mondo, via Caracciolo, è stata dedicata a un ammiraglio che tradì il giuramento fatto al suo Re e alla sua Patria e «aprendo, da traditore, le porte agli stranieri» (parole dello stesso Mazzini). Anni fa, facemmo fatica a trovare la tomba di Ruffo per un fiore e una preghiera. Si trova, anonima e dimenticata, nellla chiesa di San Domenico Maggiore. E dimenticato e nel degrado è l’unico obelisco che ricorda quella vittoria napoletana presso Santa Maria di Portosalvo, su via Marina. Tante, invece scuole e strade dedicate ai famosi “martiri del 1799” con annesse lapidi celebrative, ultima quella al Carmine, a cura della Giunta De Magistris. Una città senza memoria o con una memoria parziale è una città senza futuro. Ce lo conferma il successo di tutti i popoli forti della loro memoria. Ecco perché abbiamo il diritto e il dovere di chiedere che di quella memoria ci sia un segnale anche su una targa di una strada.
*Presidente Movimento Neoborbonico
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